Libero gli dà una famiglia Airton diventa campione
di Renato Malaman
SANTA MARIA DISAL (Capo Verde)
Libero di nome e di fatto. Per gli amici è free, per chi gli scrive è libero.free@libero.it. Libero dalle convenzioni e da certi pregiudizi, tanto da scegliere di vivere la sua vita il più possibile a contatto con la natura. Da ottobre a maggio a Capo Verde, d’estate in Sardegna, nella incantevole baia di Chia, nella parte sud dell’isola.
Libero Cozzolino, 44 anni, è nato a Cattolica ma con la famiglia s’è ben presto trasferito a Piove di Sacco, dove ancora oggi abitano i genitori Vittorio e Antonietta, titolari della piadineria “Da Bepi” e il fratello Giuseppe. Faceva il rappresentante di commercio Libero, vendeva componenti per l’industria. Una vita inquadrata e centomila chilometri all’anno infossato sul sedile dell’auto, fra un cliente e l’altro a caccia di vendite e provvigioni. Un bel giorno un grave incidente stradale, in cui s’è visto la morte in faccia, l’ha indotto a ripensare il suo futuro e a chiedersi cosa veramente si aspetta dalla vita. E ha scelto di fare la valigia per aprire davanti a sè scenari nuovi. Dalla sua aveva la fortuna di non avere legami familiari e una attitudine naturale a fare sport, coltivata attraverso la pratica di diverse discipline.
A Capo Verde, nell’isola di Sal, Libero ha deciso di fare l’insegnante di kitesurf, lo sport dell’equilibrio estremo praticato su una tavoletta da surf mossa dal vento, catturato tramite un grande aquilone. La scuola l’ha creata al Crioula Club-Hotel, villaggio di proprietà italiana , il più frequentato dell’isola. Anzi, era stato proprio Andrea Stefanina, l’imprenditore bresciano che è stato fra i pionieri dello sviluppo turistico di Sal, e la figlia Simona ad invitarlo.
Le sue chiome “rasta” hanno ben presto fruttato a Libero una grande popolarità, specie fra i bambini di Santa Maria. Uno gli si è appiccicato addosso come una ventosa, seguendolo ovunque. Diventando il suo primo ammiratore, la sua mascotte. Libero all’inizio era quasi scocciato di quella presenza costante, che lo faceva sentire meno libero. Ma alla fine ha ceduto, affezionandosi così tanto a quel bimbetto dalla faccia color nocciola e dagli occhi azzurro-cielo che ha finito per adottarlo. Sì, Airton è diventato suo figlio. E’ diventato Airton Cozzolino.
Ebbene, nel dicembre scorso quell’ex bimbetto di strada, grazie all’amore e soprattutto alle severe lezioni di Libero, è diventato campione del mondo di kitesurf Ksp World Tour. Nella impegnativa categoria wave. Nel senso che è diventato a soli 17 anni il più bravo al mondo a cavalcare le onde con la sua tavola e il suo aquilone.
Libero, proprio una bella storia...
«Il merito è di Airton, si è sempre impegnato tanto. E’ proprio bravo. Si muove fra le onde con una naturalezza... Ha superato il maestro. Io sono un padre fortunato. Per seguirlo come allenatore alle prove del mondiale giro e girerò il mondo: Mauritius, Perù, Hawaii... E la cosa non mi dispiace. Mi sento come un povero-ricco, nel senso che faccio cose che i ricchi non potrebbero fare nemmeno pagandole. E questo conferma che i soldi non sono tutto nella vita».
Il destino l’aspettava a Capo Verde.
«Già, qui ho trovato quello che cercavo: la libertà, la natura selvaggia e rapporti umani veri. Devo ringraziare innanzitutto la famiglia Stefanina, proprietaria del Crioula, che pioniera come me qui a Sal, ha creduto fin da subito in me e nel mio progetto. La scuola Tribal Surf l’ho creata grazie a loro. Poi c’è stato l’incontro con Airton. Mi faceva tanta tenerezza quel bambino solo, che viveva gran parte del suo tempo in spiaggia. All’inizio mi chiamava solo free, da poco mi chiama papà e devo dire che la prima volta è stata un’emozione incredibile. E lo dice uno che nella vita non ha mai voluto vincoli e legami stabili...».
Airton le deve tutto...
«Al contrario, sono io che devo molto a lui. Condividiamo tutto nella vita, siamo sempre insieme. E coinvolgiamo anche i suoi inseparabili amici Matchu Almeida e Luis Brito, campioni anche loro. E’ bello seguirli nella loro crescita sportiva e nella loro maturazione umana. Talvolta devo anche richiamarli, perchè devono aitarmi nella scuola di kite. Questo è anche il loro lavoro».
E quando tornate a Piove di Sacco?
«Ad Airton piace molto, lì si è fatto molti amici, specialmente molte amichette... I miei lo adorano. Quando siamo a Piove lui va ad allenarsi sulla pista di skateboard di Tognana, ma va anche in discoteca con la cugina Ilaria. Gran parte del tempo in Italia lo trascorriamo in Sardegna gestendo una scuola di kitesurf al Chia Resort in Sardegna, un luogo fantastico. Vivendo là d’estate e qui d’inverno io hobuttato il mio guardaroba invernale. Non mi serve più».
Come si vive a Capo Verde?
«Qui ho trovato l’approdo che cercavo per vivere con semplicità a contatto con la natura. Sto in costume da bagno o in calzoncini corti sempre, anche quando vado in centro a Santa Maria. Al Crioula, poi, siamo come in una grande famiglia. Il Villaggio è sempre animato, si sta bene, si mangia bene. Il mare offre del buon pesce, talvolta lo gustiamo in spiaggia. Si respira un’aria pulita, il clima per effetto delle brezze è gradevole tutto l’anno. Nei localini del borgo c’è musica sempre. Cosa si può volere di più?».
Cinque anni fa proprio qui a Sal avvenne un tragico fatto di cronaca, quelle due ragazze italiane ammazzate...
«E’ bene parlarne. Qui non c’è mai stata criminalità. Quella fu un eccezione, il gesto di un ragazzo del posto accecato dalla gelosia e di un suo complice. Entrambi ora sono in galera a Praia, la capitale. Il turismo per un po’ ne ha risentito, ma ora tutti hanno capito che qui non si rischia nulla. Ci sono moltissimi italiani che hanno comprato casa e qui passano l’inverno. Comunque fui io a scoprire dove erano state sepolte, nella sabbia, quelle due povere ragazze. Ci riuscii seguendo le indicazioni dell’unica sopravvissuta. Le conoscevo bene, ho sofferto tanto. Abbiamo sofferto tutti qui».
Quali sono le doti richieste per praticare il kitesurf.
«Occorre saper entrare in sintonia col vento e sviluppare il proprio equilibrio. Ci vuole anche preparazione fisica per avere il controllo della barra che comanda l’aquilone. Ci vuole soprattutto una grande passione per il mare. Qui a Sal ci sono le condizioni ideali, il vento è quello giusto. Non è vero che è uno sport pericoloso, basta rispettare le regole».
Quanto costa l’attrezzatura?
«Cifre non eccessive. Poco più di duemila euro».
Airton s’è guadagnato la copertina di una rivista americana, col titolo “Who is Airton Cozzolino?”. Aveva mai sognato una cosa del genere?
«Il ragazzo è come dentro ad una favola. E io con lui. Però, ripeto, questo momento di gloria per quanto potrà essere lungo un giorno finirà e noi dobbiamo essere pronti a tornare con i piedi per terra. La vita è così e a noi piace tanto anche la vita normale. Una vita libera, anzi da Libero...».
Libero Cozzolino ci saluta, ha un’ora di lezione. Il suo “ufficio” è poco più che una capanna affacciata sulla spiaggia ma per lui è il luogo più bello del mondo. Sui gradini dell’ingresso c’è sempre qualcuno che si va a sedere per fare due chiacchere o per poter ammirare da un luogo rialzato le evoluzioni degli aquiloni sull’oceano. Il cane Tribal, dal manto color caffèlatte, segue l’istruttore piovese scodinzolando contento. Era un randagio, razzolava fra i rifiuti. Lo hanno adottato Libero e Airton... e in poco tempo è diventato il cane più bello e più felice di Sal. L’amore fa proprio miracoli...
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