Ligabue, festa sul palco e torta con i fan: "Che bel compleanno"

PADOVA. A un certo punto, quasi all’inizio, dalle tribune in fondo qualcuno prova a cantargli tanti auguri, ma il coro parte male ed evapora. Così la festa, attesa e preparata, scivola in coda allo show, quando il produttore Claudio Maioli porta sulla passerella che si allunga in mezzo al pubblico una torta a forma di chitarra e la band prova a condividerla come meglio si può.
Il parterre è un tappeto di cuori rossi e mani tese. Le tribune sventolano i cartelli di auguri e sono migliaia. Sullo schermo dietro il palco c’è il sorriso ingigantito di Liga, quello rilassato di chi ha fatto il suo. Il battesimo del Mondovisione Tour - Palazzetti, partito da Padova venerdì (e ieri, con due date sold out per 15 mila spettatori complessivi) fila via liscio come se fosse l’ultima e non la prima data di una nuova avventura.
La produzione segue la scia fortunata del tour dell’estate negli stadi. Il palco è lo stesso, cambia (e tanto, come annunciato) la scaletta, ma i pezzi hanno il loro vestito più classico, non c’è lavoro di arrangiamenti e questo piace alla maggior parte dei fans, che va al concerto come a una messa solenne, ma lascia un rimpianto a chi ama le sorprese e un giro di basso in più. Però non si cambia la ricetta della Nutella e quando alle nove in punto parte il Sale della terra e il palco si accende di rosso, si capisce che nessuno andrà via deluso. "Questa è la mia vita" riscalda, "Quella che non sei" incendia il pubblico, e siamo solo al terzo pezzo.
Cantano tutti, anche gli steward e le hostess di sala, e il popolo di Liga sovrasta il volume delle casse. «Siamo qui perché sono sempre i sogni a dare forma al mondo», esordisce il rocker di Correggio, in una serata di poche parole. "Eri bellissima" segna il punto di non ritorno nel termometro dell’entusiasmo.
Liga è animale da palco e lo sente, spinge su "Siamo chi siamo", manifesto di un paio di generazioni. Davanti a lui cantano a occhi chiusi adolescenti e cinquantenni con figli piccoli in braccio, tappi fosforescenti nelle orecchie. Il successo di Ligabue non si scopre oggi - ha radici nella più ispirata narrazione di storie padane, ma è diventato fenomeno di massa quando sono nati gli inni che hanno dato voce a tanti, a tutti.
Lui dedica "Salviamoci la pelle" a quanti sono andati via dall’Italia «perché qui non c’è futuro», accarezza i presenti con Per sempre e li scuote con Il muro del suono, chiamando a una prova di rabbia la platea con Voglio volere. E nessuno si tira indietro quando c’è da urlare «Io voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho».
Si torna indietro di vent’anni con I ragazzi sono in giro e Ti sento, ballata senza età, ma l’effetto non cambia. E poi di nuovo a oggi con l’ultimo singolo, C’è sempre una canzone, che Liga introduce salutando Luca Carboni, al quale aveva ceduto il pezzo. «Riuscite a immaginare un mondo senza canzoni?», chiede, prima di ribadire l’importanza di «avere sempre una canzone da cantare».
Quella che tutti vogliono cantare, sempre, arriva poco dopo - Urlando contro il cielo - e ha il solito strepitoso potere catartico: «Il patto è stringerci di più, prima di perderci, forse ci sentono lassù. È un po’ come sputare via il veleno». Senza respiro arrivano "Ci sei sempre stata" e "Tu sei lei" e poi "Tutti vogliono viaggiare in prima" e "A che ora è la fine del mondo". Poi Liga imbraccia la chitarra acustica e in passerella, da solo, intona Metti in circolo il tuo amore, votata dai fans come “perla nascosta”, e dunque inserita in scaletta. Non si scende più. Certe notti, telefonini sopra la testa e Balliamo sul mondo, con lo schermo che trasforma il palco in una giostra psichedelica. I fari gialli illuminano facce stravolte dalla gioia e dalla fatica quando attacca "Tra palco e realtà".
I bis da brividi sono "Il giorno di dolore che uno ha" e "Piccola stella senza cielo". La colonna sonora della festa di compleanno, invece, è "Con la scusa del rock’n roll". Che è sempre un’ottima scusa.
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