L’inchiesta si sposta sul mattone

PADOVA. L’imprenditore rodigino Saverio Guerrato torna libero, l’immobiliarista Massimo Trevisan resta ai domiciliari. Gli altri 4 che ieri sono stati sottoposti agli interrogatori di garanzia si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere, ma due hanno chiesto di poter parlare con il pm Federica Baccaglini. Nel frattempo l’inchiesta che riguarda il malaffare alle Terme sotto la regia del sindaco Luca Claudio, vira verso il settore immobiliare: troppo i legami, gli interessi fra alcune società che hanno costruito e restaurato negli ambienti termali e il sindaco. Partendo anche dalle molte proprietà - tramite società che fanno riferimento al sindaco - e proprio alcuni costruttori. C’è da scavare, ci potrebbero essere sviluppi, pure clamorosi, dopo l’estate. Ma andiamo con ordine. L’unico che fino ad ora torna libero - era ai domiciliari - è l’imprenditore Guerrato. Il suo legale Fabio Pinelli l’ha fatto avvalere della facoltà di non rispondere e nonostante questo ha ottenuto la sua liberazione dal tribunale del Riesame veneziano (non ha nessun obbligo). È indagato per una tangente da 120 mila euro pagata per ottenere l’appalto milionario dell'illuminazione pubblica a Montegrotto. Massimo Trevisan (difeso dagli avvocati Sergio Dal Prà e Alessandro Baldina nei guai per riciclaggio in quanto figura legale rappresentante di Rls, società creata allo scopo di incassare le mazzette, di fatto riconducibile al sindaco Luca Claudio, resta ai domiciliari. Il Riesame ha deciso così, nonostante i difensori abbiamo argomentato la loro difesa non sul merito, ma solo sulle questioni procedurali. Passando invece al secondo filone di misure cautelari, ieri sono comparsi di fronte al giudice Margherita Brunello in due. Luciano Di Caro (ingegnere della ditta P.), difeso dai legali Alberto Berardi e Davide Druda, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma andrà colloquio con il pm Baccaglini. Resta il suo obbligo di dimora a Padova. Guido Granuzzo (responsabile dell’ufficio Ambiente del Comune) ai domiciliari, dove resta, si è avvalso e non ha parlato. I suoi legali Davide Pessi e Claudio Calvello si sono riservati di chiedere che venga interrogato, ma solo quando avranno analizzato tutta la documentazione dell’inchiesta. L'architetto Maurizio Spadot (presidente della commissione di gara incriminata e responsabile dell’ufficio tecnico comunale) si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice dell’indagine preliminare di Rovigo, Pietro Mondaini (che l’ha sentito per rogatoria) e resta in carcere nel capoluogo polesano. Per l’imprenditore L.P, ieri i suoi difensori Alberto Berardi e Davide Druda, hanno ritirato l’istanza che puntava a revocare i domiciliari, superati dall’aggravamento della detenzione in carcere. Ma lui vuole parlare, incontra il pm giovedì prossimo.
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