Lino Toffolo in Vaticano con “L’ultimo Papa Re”

Luca Manfredi lo ha diretto, assieme a Gigi Proietti, nella miniserie per Rai Uno tratta dal film interpretato da suo padre Nino. L’attore veneziano racconta
Di Giuseppe Barbanti
20090320 - ACE - RAI: SCUSATE IL DISTURBO . Lino Toffolo, presso la sede RAI di viale Mazzini per presentare " Scusate il disturbo " film in due puntate in onda il 22 e 23 marzo in prima serata su Raiuno. © Danilo Schiavella/Ansa /KLD
20090320 - ACE - RAI: SCUSATE IL DISTURBO . Lino Toffolo, presso la sede RAI di viale Mazzini per presentare " Scusate il disturbo " film in due puntate in onda il 22 e 23 marzo in prima serata su Raiuno. © Danilo Schiavella/Ansa /KLD

VENEZIA. Una miniserie , “L’ultimo Papa Re” in onda su Rai Uno lunedì 8 e martedì 9 aprile in prima serata, ci cala nel clima della Roma degli ultimi anni del potere temporale dei pontefici. Liberamente ispirata a “In nome del Papa Re”(1977), secondo film della trilogia di Gigi Magni sulla Roma Risorgimentale che ebbe come protagonista un grande Nino Manfredi nei panni del Cardinale Colombo, qui interpretato da Gigi Proietti, anche “L’ultimo Papa Re” ruota intorno alle conseguenze dell’attentato che nell’ottobre del 1867 causò la morte di 23 soldati francesi, parte del presidio che tutelava uno Stato Pontificio ridotto ormai ad enclave del Regno d’Italia. La regia è di Luca Manfredi, figlio di Nino.

La vicenda, di particolare rilevanza storica perché portò alla pronuncia delle ultime condanne a morte da parte dei tribunali del pontefice, pone al centro della narrazione il dramma umano dell’integerrimo Cardinale Colombo che scopre di essere il padre di uno degli attentatori.

Al suo fianco nelle vesti di assistente Perpetuo, nel film di Magni interpretato da Carlo Bagno, c’è Lino Toffolo.

Forse non è mai tanto parlato di papi e papato quanto in questi ultimi mesi: ne trarranno giovamento gli ascolti di “L’ultimo Papa Re”?

«Sì, se la gente è ancora incuriosita. No, se dopo tanti giorni non ne può più. Siamo abituati ormai al sensazionale quotidiano».

Ha influito sul suo lavoro il rapporto con Roma?

«Viaggiando molto diventi del popolo dei “viaggiatori”. Governo, Vaticano: tutto diventa più generico, e i campanilismi, pettegolezzo. Pagare alla romana significa dividere la spesa: quindi “generosità” scarsa. E, peggio, da sempre le offerte in chiesa sono molto più cospicue nel Veneto. Comunque a Roma si fa il cinema come a Murano si fanno i vetri. Il resto è “storia e cultura”».

Cosa ci ha messo di suo in Perpetuo? Ci si è trovato a suo agio o si è sentito stretto?

«Perpetua era la governante di Don Abbondio. L’idea di fare il “perpetuo” del Cardinale Proietti mi ha divertito subito. Ci metto molto del mio. La sfida è sempre identica: non recitare ma essere il personaggio. Quando riesci a farlo, e per me è obbligatorio, ti senti a tuo agio. Stretto, mai. Con la mia mania della sintesi, mi basta una battuta, a volte neanche quella, per comunicare».

Alle presenze in televisione e al cinema alterna da parecchi anni l’impegno in palcoscenico. Cosa la lega a un teatro tutto suo, che da artigiano costruisce in ogni dettaglio?

«Il teatro è il posto “dei sproti” dove da presuntuoso l’attore” si ferma a dire qualcosa, e la gente si ferma ad ascoltarlo. Mwttendoti in contatto diretto con il pubblico ti dà l’emozione di vivere, e insieme il riscontro immediato di come viene vissuto dagli altri. La parte più magica è che nasce, vive e muore lì».

Cosa può dare il teatro agli italiani che non conoscano già?

«Tantissimo. È uno specchio della vita. Ma bisogna avere gli artisti e le arti sono tutte in crisi. Forse perché i mutamenti sono talmente veloci: appena avvenute, le cose sono già cambiate».

Comunque alcune certezze Lino le ha: «L’ultimo papa Re avrà un gran successo, consacrerà Proietti come grande e completo attore e Luca Manfredi come nuovo Monicelli».

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