L’intrigante barista alleggerisce i conti del cinquantenne invalido

ALBIGNASEGO. Solo, poche amicizie e con un deficit cognitivo che si traduce in alcune difficoltà di apprendimento e di gestione della propria vita senza infilarsi in qualche guaio. Forse anche con una grande voglia di trovare un affetto. Insomma il tipo giusto da raggirare e spremere per fare soldi facili. Tanti soldi al punto che i familiari del padovano cinquantenne (nessuna occupazione stabile e una pensione di invalidità) hanno presentato una denuncia ai carabinieri nei confronti di una barista 35enne originaria della Moldavia, dipendente di un locale di Albignasego.
È scattata l’inchiesta e ora il pubblico ministero Roberto Piccione ha chiesto di processare Ina Trofim (difesa dall’avvocato Claudia Bagattin): l’accusa è di circonvenzione di incapace. Sarebbe stata lei ad alleggerire i conti dell’uomo di almeno 129 mila euro accertati tra il 2011 e il 2014. Già perché quella è la somma che risulta consegnata alla signora attraverso una serie di bonifici bancari, una modalità di trasferimento tracciabile che sarebbe stata ricostruita con certezza dagli inquirenti. Ma altro danaro sarebbe stato dato alla barista in contanti, e anche per cifre rilevanti. Di questi regali o prestiti, tuttavia, non c’è traccia. L’unico indizio è il livello del conto corrente intestato al 50enne che si sarebbe abbassato notevolmente nel periodo dell’amicizia con la donna.
Il cinquantenne è un assiduo cliente del bar dove la donna lavora, l’unico passatempo nelle sue monotone giornate. E l’unico modo per spendere ogni tanto qualche spicciolo: il resto dei soldi confluiscono tutti nel conto corrente, garanzia per una vecchiaia serena visto che la famiglia provvede alla sua cura e al suo mantenimento. Lei – bella, bionda e gentile – non passa inosservata. Nemmeno agli occhi dell’uomo che forse pensa di aver trovato nella signora una donna in grado di ascoltarlo. Così, poco alla volta, la 35enne avrebbe cominciato a chiedergli soldi con la scusa di dover affrontare delle spese. L’emorragia di danaro è consistente dal conto del padovano: a un certo punto i familiari si rendono conto del “buco”. Ora è stato nominato dal tribunale un tutore che provvede alla gestione del patrimonio della vittima.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova