Lo Stato risarcirà i residenti per il debito del boss mafioso

Storica sentenza del tribunale per un attico in centro città sequestrato nel 2013 e confiscato due anni dopo In ballo 50 mila € di arretrati

Il boss non pagava, e fin qui nessuna sorpresa. Quell’attico in centro a Padova - valore 150 milioni di euro, contando anche gli arredi - intanto maturava arretrati. Un anno di quote non pagate (il primo debito nel 2008), poi due, il conto che saliva e l’amministratore di condominio con le mani legate. Poi la svolta, o almeno così sembra: il tribunale di Latina nel 2013 dispone il sequestro dell’attico perché il proprietario è imputato per reati di mafia. Entra in scena lo Stato - sotto forma di Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - e c’è da aspettarsi una soluzione. Invece no, perché la legge toglie la disponibilità dell’immobile all’imputato e la affida all’Agenzia ma non prevede nessun pagamento di quote condominiali fino alla confisca definitiva del bene, che di solito arriva dopo diversi anni, quando cioè l’immobile diventa dello Stato. Intanto il conto sale ancora.

A interrompere e sanare questo meccanismo, diabolico per gli amministratori e per i condomini, è stata la causa intentata dall’amministratore Cmb Studio srl di Padova attraverso l’avvocato Andrea Toppani, dello studio legale Toppani Vecchiato di Cadoneghe. Dopo aver avviato, nel 2012, un pignoramento immobiliare nei confronti del condomino moroso, Cmb Studio si era dovuto fermare di fronte al fatto che il sequestro comportava l’improcedibilità del pignoramento, con la beffa di un ulteriore aggravio di spese per il condominio, già appesantito dai debiti precedenti. Ma dopo la confisca dell’attico, arrivata nel 2015, e dopo aver verificato che lo Stato non pagava le spese, l’avvocato Toppani insieme alla collega Moira Vecchiato ha avviato la causa contro l’Agenzia per il recupero delle spese condominiali maturate dalla data del sequestro (2013) e non solo dopo la confisca del 2015. Qualche settimana fa il tribunale di Padova ha riconosciuto, con decreto ingiuntivo, che l’Agenzia deve pagare le spese arretrate.

Il tribunale di Padova, in questo modo, ha messo un termine alla morosità delle spese condominiali, condannando l’erario a farsene carico dal 2013 e a risarcire al condominio dell’attico confiscato una somma di circa 50 mila euro. E soprattutto ha riconosciuto che «nell’ambito della gestione finanziaria dei beni durante il sequestro», spiega Toppani, «rientra il pagamento delle spese condominiali, con la conseguenza che gli oneri sono dovuti dall’Agenzia anche per il periodo del sequestro». Infatti l’Agenzia, in quell’arco di tempo, avrebbe potuto incrementare la produttività del bene a lei intestato. «È una magra consolazione per il condominio», commenta ancora Toppani, «che dovrà comunque sanare i conti 2008-2013. Ma c’è un precedente da applicare a tanti casi analoghi, a sostegno dei bilanci di molti condomini colpiti da questo tipo di sequestri e confische». —

CRIC

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