Lo stile del potere Anche Pippo Baudo rimpiange i dorotei

«Servirebbe gente come Antonio Bisaglia, che aveva un contatto direttamente con il popolo. Questi erano i dorotei: oggi non esistono più». La voce è quella del Pippo nazionale, il conduttore televisivo più conosciuto, arrivato ieri per la presentazione del libro del giornalista Giuliano Ramazzina: Muoia Sansone ma non i dorotei – Italia degli irrottamabili.
Nella cornice del Teatro Ruzante di Riviera Tito Livio, Baudo (accompagnato dal giornalista ex direttore generale della Rai Alfredo Meocci e dal professor Ulderico Bernardi, ordinario di Sociologia a Ca’ Foscari) ha ripercorso con l’autore i momenti salienti che hanno portato alla nascita della corrente dei dorotei, costola dell’allora Democrazia Cristiana.
Saltando tra passato e presente, le pagine di Ramazzina raccontano quel modo di fare politica che non esiste più. «Tutti ricordano Rumor, Flaminio Piccoli, Emilio Colombo e lo stesso Moro» ha esordito Baudo, «Ma molti dimenticano Alcide De Gasperi. Il discorso che fece alla conferenza di pace a Parigi, quando da sconfitto si presentò col cappotto usato per chiedere soldi è di una moralità e di una bellezza infinita ed attualissima».
Il libro di Ramazzina rappresenta quindi l’occasione per rispolverare i libri di storia, nel tentativo di trovare pagine ingiallite che possano ancora ritrovare il colore originale negli uomini che oggi rappresentano il paese negli stessi ruoli che furono dei dorotei.
«Purtroppo oggi i giovani non sanno neanche chi siano i dorotei» ha sottolineato l’autore, «I dorotei erano nati per comandare e avevano il pelo sullo stomaco per farlo, a differenza degli attuali amministratori. E’ per questo che mi auguro che se dovesse morire Sansone, possano salire in cattedra i dorotei». Sansone che nell’idea di Ramazzina è Silvio Berlusconi.
Non è d’accordo Alfredo Meocci, ex deputato del centrodestra. «Sono amico di Berlusconi e non me ne vergogno» ha esordito, «e non sono d’accordo a definirlo doroteo. Tutt’altro. Nasce come socialista e non c’entra nulla con i dorotei che invece erano degnamente rappresentati da Rumor che riuscì a mettere insieme i correntisti della Dc, alle cui spalle è sempre stata molto presente la cultura della Chiesa».
Conclude Baudo: «I dorotei non ci sono più, ma il concetto associativo che li apparteneva fa ancora parte del carattere degli italiani: facciamo parte tutti del pubblico, della strada, della gente. Il doroteismo faceva sentire la cosa pubblica una cosa di tutti, mentre oggi con le liste bloccate non sai mai chi voti. Questo bisogna recuperare dal doroteismo: la vera rappresentatività».
Luca Preziusi
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