L’OPINIONE / Ask.fm, un letamaio in cui non mettere piede

PADOVA. Gli ultimi eventi legati al “successo” di ask.fm, cyberbullismo, suicidi, violenza verbale quotidiana, spingono persino un sincero democratico, un “teorico” della libertà assoluta della rete, a una riflessione e quindi a una semplice proposta: basta con l’anonimato. Certo, c’è da dire che la prima campagna che mi verrebbe di sostenere e promuovere, sarebbe quella contro l’uso improprio di ask.fm, e sottolineo “improprio” perché, come sempre in questi casi, sarei portato a dire che il mezzo in sé è “neutro”, “sbagliato” può esser l’uso che se ne fa.
Ma, poi, viene anche da pensare che ogni mezzo porta con sé dei “modi d’uso” ed è evidente anche a un cieco che la possibilità di restare anonimi quando si scrive non è una conseguenza, ma una funzione basilare del sistema ask.fm, e quindi la sua “neutralità” è relativa. Ask.fm è una pistola carica lasciata sul tavolo di casa, con tutti i rischi che questo comporta, ed è difficile dire che chi lascia una pistola carica incustodita in casa non sia colpevole, foss’anche in maniera relativa, del suo cattivo uso. Già, ma a cosa serve l’anonimato in un sito come ask.fm, quale potrebbe essere l’uso “proprio” dell’anonimato in un sito simile? Difficile dirlo, e difficile, in fondo, anche difenderne l’uso nei classici termini della “libertà d’espressione”. L’anonimato serve a proteggere la libertà d’espressione lì dove questa libertà è limitata o cancellata, lì dove prendere posizione in prima persona, con nome o cognome, come in qualsiasi regime autoritario o totalitario, significa rischiare la galera o la vita. L’anonimato di ask.fm non è questo, sotto nessun punto di vista.
Ask.fm non è un social network noto per l’uso che ne fanno i dissidenti nei paesi dove la libertà d’espressione è limitata o vietata. Ask.fm è semplicemente un luogo dove ognuno fa un po’ quel che vuole, protetto dalla mancanza di nome e volto, e si permette dunque di fare quello che non avrebbe il coraggio di fare a viso aperto. Con le conseguenze che conosciamo. Ora, se io chiedessi, come sarei tentato di fare, la chiusura di ask.fm sbaglierei, sarei forse giustamente tacciato di atteggiamenti illiberali, e forse i miei critici avrebbero ragione. Perché? Perché la difesa migliore contro un letamaio è non metterci i piedi dentro, e questa regola resta valida sempre e comunque, chi mette i piedi in una pozzanghera sa bene che le sue scarpe non usciranno pulite, e questo è incontrovertibile. Chissà cosa, anonimamente, scrivono su di me su ask.fm, ma la cosa non ha alcuna incidenza nella mia vita semplicemente perché io su ask.fm non entro. E anche se lo avessi fatto e avessi letto qualcosa di offensivo sul mio conto, la mia prima reazione sarebbe stata quella di andare via, chiudere l’account e non pensarci più su. Ma per alcuni non è così facile ed è possibile, com’è accaduto, che qualcuno resti invischiato nel sistema e ne diventi vittima.
Cosa fare allora? Rendere “uncool” l’anonimato, non solo su ask.fm, ma in generale sui social network, che se è vero che sono “sociali” richiedono partecipazione diretta e non anonimato. Non ha senso essere iscritti a Facebook e restare anonimi, non ha senso essere su Twitter e non firmare i propri 140 caratteri. L’idea di rendere l’anonimato “illegale” per quanto possa essere apprezzata da una parte della società, non ha una sua praticità, perché è evidente, come è stato ed è nel caso della pirateria digitale, che «chiuso un sito se ne fa un’altro», e se ask.fm dovesse abolire l’anonimato nascerebbe (e già ci sono ovviamente), altri servizi che offrirebbero lo stesso servizio, sarebbe “proibizionista” e porterebbe probabilmente a un fiorire di servizi anonimi. E allora? E allora tocca a noi, adulti, genitori, educatori, provare a insegnare ai nostri figli che come non si accettano caramelle dagli sconosciuti, non si frequentano in orari notturni certe zone delle città, come non si esce di casa in mutande o non ci si ubriaca ogni dannata sera della propria vita, come ci sono tante cose che si possono fare da grandi e non da adolescenti, ci sono zone, aree, servizi online che andrebbero evitati, che frequentarli non è “fico” ma idiota, che le offese che arrivano anonimamente da ragazzi che forse non hanno nemmeno idea del male che possono causare, e che restare anonimi online è la scelta dei pavidi, dei vigliacchi, di chi non vuole davvero la libertà di nessuno, di chi ama usare violenza verso gli altri.
Ask.fm è il letamaio in cui non mettere piede, la pozzanghera da saltare mentre si cammina. In rete c’è anche di peggio, è ovvio, ma abituare i nostri ragazzi all’idea che “anonimo” non è mai sinonimo di “intelligente” è una strada percorribile. Lenta, magari noiosa, magari faticosa, forse addirittura priva di una reale possibilità di successo. Ma vale la pena provarci, vale la pena iniziare.
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