L’OPINIONE / Ask.fm, un letamaio in cui non mettere piede

L’opinione di Ernesto Assante: lottare contro l’anonimato sui social. «Non è il coraggio di sfidare un regime autoritario, ma un aiuto a codardi e violenti»

PADOVA. Gli ultimi eventi legati al “successo” di ask.fm, cyberbullismo, suicidi, violenza verbale quotidiana, spingono persino un sincero democratico, un “teorico” della libertà assoluta della rete, a una riflessione e quindi a una semplice proposta: basta con l’anonimato. Certo, c’è da dire che la prima campagna che mi verrebbe di sostenere e promuovere, sarebbe quella contro l’uso improprio di ask.fm, e sottolineo “improprio” perché, come sempre in questi casi, sarei portato a dire che il mezzo in sé è “neutro”, “sbagliato” può esser l’uso che se ne fa.

Ma, poi, viene anche da pensare che ogni mezzo porta con sé dei “modi d’uso” ed è evidente anche a un cieco che la possibilità di restare anonimi quando si scrive non è una conseguenza, ma una funzione basilare del sistema ask.fm, e quindi la sua “neutralità” è relativa. Ask.fm è una pistola carica lasciata sul tavolo di casa, con tutti i rischi che questo comporta, ed è difficile dire che chi lascia una pistola carica incustodita in casa non sia colpevole, foss’anche in maniera relativa, del suo cattivo uso. Già, ma a cosa serve l’anonimato in un sito come ask.fm, quale potrebbe essere l’uso “proprio” dell’anonimato in un sito simile? Difficile dirlo, e difficile, in fondo, anche difenderne l’uso nei classici termini della “libertà d’espressione”. L’anonimato serve a proteggere la libertà d’espressione lì dove questa libertà è limitata o cancellata, lì dove prendere posizione in prima persona, con nome o cognome, come in qualsiasi regime autoritario o totalitario, significa rischiare la galera o la vita. L’anonimato di ask.fm non è questo, sotto nessun punto di vista.

Ask.fm non è un social network noto per l’uso che ne fanno i dissidenti nei paesi dove la libertà d’espressione è limitata o vietata. Ask.fm è semplicemente un luogo dove ognuno fa un po’ quel che vuole, protetto dalla mancanza di nome e volto, e si permette dunque di fare quello che non avrebbe il coraggio di fare a viso aperto. Con le conseguenze che conosciamo. Ora, se io chiedessi, come sarei tentato di fare, la chiusura di ask.fm sbaglierei, sarei forse giustamente tacciato di atteggiamenti illiberali, e forse i miei critici avrebbero ragione. Perché? Perché la difesa migliore contro un letamaio è non metterci i piedi dentro, e questa regola resta valida sempre e comunque, chi mette i piedi in una pozzanghera sa bene che le sue scarpe non usciranno pulite, e questo è incontrovertibile. Chissà cosa, anonimamente, scrivono su di me su ask.fm, ma la cosa non ha alcuna incidenza nella mia vita semplicemente perché io su ask.fm non entro. E anche se lo avessi fatto e avessi letto qualcosa di offensivo sul mio conto, la mia prima reazione sarebbe stata quella di andare via, chiudere l’account e non pensarci più su. Ma per alcuni non è così facile ed è possibile, com’è accaduto, che qualcuno resti invischiato nel sistema e ne diventi vittima.

Cosa fare allora? Rendere “uncool” l’anonimato, non solo su ask.fm, ma in generale sui social network, che se è vero che sono “sociali” richiedono partecipazione diretta e non anonimato. Non ha senso essere iscritti a Facebook e restare anonimi, non ha senso essere su Twitter e non firmare i propri 140 caratteri. L’idea di rendere l’anonimato “illegale” per quanto possa essere apprezzata da una parte della società, non ha una sua praticità, perché è evidente, come è stato ed è nel caso della pirateria digitale, che «chiuso un sito se ne fa un’altro», e se ask.fm dovesse abolire l’anonimato nascerebbe (e già ci sono ovviamente), altri servizi che offrirebbero lo stesso servizio, sarebbe “proibizionista” e porterebbe probabilmente a un fiorire di servizi anonimi. E allora? E allora tocca a noi, adulti, genitori, educatori, provare a insegnare ai nostri figli che come non si accettano caramelle dagli sconosciuti, non si frequentano in orari notturni certe zone delle città, come non si esce di casa in mutande o non ci si ubriaca ogni dannata sera della propria vita, come ci sono tante cose che si possono fare da grandi e non da adolescenti, ci sono zone, aree, servizi online che andrebbero evitati, che frequentarli non è “fico” ma idiota, che le offese che arrivano anonimamente da ragazzi che forse non hanno nemmeno idea del male che possono causare, e che restare anonimi online è la scelta dei pavidi, dei vigliacchi, di chi non vuole davvero la libertà di nessuno, di chi ama usare violenza verso gli altri.

Ask.fm è il letamaio in cui non mettere piede, la pozzanghera da saltare mentre si cammina. In rete c’è anche di peggio, è ovvio, ma abituare i nostri ragazzi all’idea che “anonimo” non è mai sinonimo di “intelligente” è una strada percorribile. Lenta, magari noiosa, magari faticosa, forse addirittura priva di una reale possibilità di successo. Ma vale la pena provarci, vale la pena iniziare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova