Magie della Padova sotterranea: esplorato un tunnel di 800 metri

Dal Ponte di Porciglia “sparito” interrando il canale Santa Sofia a via Giustiniani: le scoperte degli speleologi del Cai e del Comitato Mura per un utilizzo pubblico

PADOVA. Sotto Padova si cela in profondità un’altra città, più antica e meno conosciuta. È una città affascinante e misteriosa, racchiusa in strettoie, condotte e cunicoli, all’interno dei quali si calano gli speleologici del Cai di Padova.

Dal 2008, il Gruppo speleologico padovano del Cai sta portando avanti, insieme al Comitato Mura, il progetto “Padova sotterranea” per indagare tutti gli ambienti ipogei cittadini, molti dei quali tuttora inesplorati. In quasi 9 anni d’attività sono scesi nelle “viscere” di 32 siti del centro storico.

Padova, l'esplorazione sotterranea del Ponte delle grade

L’ultimo rilevamento risale a pochi mesi fa, ma i risultati sono stati resi noti solo recentemente: sotto largo Meneghetti, davanti al liceo artistico Selvatico, il ponte di Porciglia, detto delle “Grade”, esiste ancora e si conserva in perfetto stato.

Grazie alla disponibilità di AcegasApsAmga e del Comune di Padova, gli speleologi hanno ispezionato un tratto di sotterraneo scoprendo che il ponte in questione aveva due arcate, protette da “grade”, analogamente al ponte delle gradelle di San Massimo e dei Carmini.

«Per ragioni di sicurezza abbiamo percorso soltanto 200 degli 800 metri abbondanti di cunicolo, che si protrae fino alle propaggini di via Giustiniani», spiega Adriano Menin, memoria storica del Gruppo speleologico padovano del Cai, presieduto da Alberto Ciampalini, «Il Ponte di Porciglia imboccava il canale di Santa Sofia, che portava all’Ospedale Vecchio nei pressi del quale era collocato il Ponte Peoccioso o Ponderoso, rimasto visibile fino al 1873-1874 prima di essere interrato».

Tutto ciò potrebbe rientrare in un ragionamento d’ampio respiro, attuato dal settore edilizia pubblica con l’architetto Patrizia Valle, per il restauro del tratto di mura fra Arena e Castelnuovo. Ma non è l’unica idea che sta circolando.

Martedì, gli speleologi hanno effettuato un sopralluogo al Bastion Piccolo assieme all’ingegnere Bonafede, a cui è stato affidato l’appalto per la sua messa in sicurezza e il suo recupero di notevole valore storico. Proprio nel 2008, il bastoncino in via Loredan fu il primo oggetto d’indagine di “Padova sotterranea”.

«Non si sapeva quasi nulla di questa mezza luna difensiva», osserva Menin, «Quando abbiamo aperto la grata del Bastion Piccolo, è stato possibile documentare una costruzione a esedra con galleria eccentrica, che attraversa ortogonalmente via Loredan sfociando fino agli attuali spazi universitari. Sarebbe interessante metterlo a disposizione della cittadinanza attraverso un’opera di restauro».

Tenuto conto che il sistema di fortificazione del Portello era un unicum, la questione potrebbe collegarsi alla restituzione pubblica di un ambiente prominente, che gli speleologi hanno visitato qualche anno fa all’altezza di Porta Ognissanti.

«Abbiamo appurato l’esistenza di una casamatta», sottolinea Menin, «I lavori di riesumazione del livello iniziale della porta d’ingresso hanno fatto emergere un foro riconducibile a un camino di sfiato sottostante della postazione d’artiglieria. Il sotterraneo era invaso da acqua e limo penetrati dalle cannoniere. Speriamo possa essere svuotato, c’è ancora una sua parte avvolta dal mistero».


 

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