Magis, la svolta dei 40 «Solo il “fatto a mano” può renderci unici»

«To be unique and universal. Questo è il punto di arrivo». L’imprenditore del design Eugenio Perazza, titolare della veneziana Magis, una delle aziende italiane di design più affermate, non ha...

«To be unique and universal. Questo è il punto di arrivo». L’imprenditore del design Eugenio Perazza, titolare della veneziana Magis, una delle aziende italiane di design più affermate, non ha dubbi. «Per anni mi sono domandato perché così tanti designer di fama mondiale avessero accettato di collaborare con noi, azienda così piccola, nascosta a Nordest» dice «poi mi sono dato una risposta: è perché li facciamo lavorare “on the edge”». Ma Perazza guarda soprattutto avanti. «Quello che a me interessa oggi è quale direzione di marcia vogliamo intraprendere. Il futuro è carico di ombre ma per me è abbastanza chiaro dove andare».

Magis è nata nel 1976 dall’ingegno di Eugenio Perazza, neofita del settore, veneziano di Ceggia, figlio di un operaio di Porto Marghera, diploma di ragioniere al Marconi di Portogruaro, una matita sempre tra le mani. Perazza intuisce l’importanza del design come fattore che può generare valore e ricchezza per un’azienda. Ma anche come fattore di distinzione: Magis  oggi è un laboratorio internazionale di progettazione. Una realtà in grado di cogliere l’attimo, agganciando la creatività diffusa dei designer (Richard Sapper, Jasper Morrison, Stefano Giovannoni, Marc Newson, Konstantin Grcic, Ron Arad, the Bouroullecs, Robin Day, Pierre Paulin, Jerszy Seymour, Naoto Fukasawa, Thomas Heatherwick ed altri) indirizzandola verso oggetti che fanno tendenza, di uso quotidiano.

Oggi con 20 milioni di fatturato l’anno, oltre l’80% realizzati attraverso l’export, e una crescita del 6% Magis è pronta a cambiare pelle, per affrontare il futuro. «Dopo 40 anni di storia, centinaia di premi, altrettanti pezzi che fanno parte delle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo, credo sia arrivato il momento di decidere dove andare» dice Perazza.

Il punto da cui partire è ricalibrare la percentuale di artigianato nei prodotti industriali. «Andremo sempre a sviluppare il progetto di design in chiave industriale, ma con una quota di manifattura artigianale che deve assumere una percentuale sempre più dominante». Mentre gli showroom implodono di oggetti di design senz’anima, Perazza quell’anima la rincorre.

(s.g.)

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