Malato morto in ospedale per un mix letale di farmaci

GRANTORTO. Ucciso da un’overdose di psicofarmaci. Anzi, da un mix di neurolettici (una sottocategoria dei primi) somministrati nonostante la “buona prassi medica” consigli l’impiego di uno, al massimo due di quel tipo di medicinali.
Omicidio colposo l’accusa pesantissima che rischia di mandare a processo due psichiatri dell’Unità operativa di Cittadella in seguito alla morte di un paziente, Nicola Sansonne deceduto a 24 anni, il 17 gennaio 2015, nel suo letto d’ospedale. Dalla sedazione alla morte per una fibrillazione ventricolare: ecco la ricostruzione degli ultimi giorni di vita del giovane di Grantorto. La causa del decesso? Un’intossicazione acuta da farmaci neurolettici con effetti devastanti sul cuore. Il pm padovano Benedetto Roberti ha chiuso l’inchiesta, atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio.
I medici nei guai Sotto accusa due specialististimati nel loro ambiente, il dottor Roberto Toniol, 59enne di Padova, dal 2003 responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale cittadellese (difensore l’avvocato Lorenzo Locatelli) e la collega Katia Zanella, 43enne di Vigonza (difensore l’avvocato Michele Camolese). Entrambi erano di guardia durante il ricovero di Nicola: il primo il 14, 15 e 16 gennaio; la seconda il 17. Che cosa contesta la procura? I dati emersi dall’autopsia e da un esame di tossicologico hanno convinto il pm Roberti ad affidare una consulenza tecnica.
Ed è l’esito di quest’ultima ad aver confermato il quadro di “intossicazione farmacologica” in grado di provocare la morte del ragazzo, non ritenuto a elevato rischio aggressivo. Nicola sarebbe stato vittima di un sovradosaggio di neurolettici somministrati in quantità via via più massicce, con l’introduzione di nuove molecole senza prima eliminare quelle già presenti nel suo fisico, ma anche miscelandole.
Eppure la “buona prassi” consiglierebbe l’uso al massimo di due farmaci in contemporanea e un controllo dei quantitativi come un monitoraggio costante. Il motivo? Sono medicinali cardiotossici. Gli imputati sono pronti a difendersi: non a parole ma sul piano tecnico, per dimostrare la correttezza del loro operato.
L’inchiesta Nicola era figlio unico, viveva con il papà Giuseppe e la mamma Paola a Grantorto e frequentava la coop “L’incontro” . Nell’adolescenza una seria depressione, poi la malattia si è aggravata. Il 5 gennaio 2015 una crisi e il ricovero.
«Mio marito è andato a fargli visita in reparto. Quando è arrivato, un medico gli ha comunicato che nostro figlio era morto un’ora prima» aveva raccontato la mamma all’indomani della tragedia. I genitori avevano trasmesso un esposto in procura nel gennaio 2015.
L’autopsia del dottor Giovanni Cecchetto, l’esame tossicologico svolto dalla professoressa Donata Favretto e la consulenza affidata alla dottoressa Rossella Snenghi avrebbero svelato le concentrazioni letali di neurolettici. Condizionale d’obbligo: in una vicenda tanto delicata, che svela sempre di più la difficoltà della professione medica, la prudenza è dovuta. –
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