Malato terminale scrive un libro alla figlioletta: «Voglio tu sappia chi era il tuo papà»

Andrea Bizzotto, 33 anni, ha scritto un libro sulla malattia che l’ha colpito e sulla sua vita indirizzandolo alla piccola Giulia, «perché abbia qualcosa di vero e concreto per conoscermi»

CITTADELLA. Lotta contro il cancro, i medici gli danno ancora «alcuni mesi» di vita: lui sa che non la vedrà crescere e vuole lasciare un libro alla sua bimba di un anno e mezzo. Perché un giorno possa leggere chi era il suo papà. Andrea Bizzotto, 33 anni, nato a Cittadella, vita e amore in Germania. Tornerà all’ombra delle mura per mettere nero su bianco la sua esistenza, i suoi valori, le parole che non potrà dire.

Il libro verrà stampato alla Graphico di Cittadella, il prossimo mese è prevista l’uscita e tutto il ricavato andrà alla piccola. Titolo provvisorio: “Storia di un maldestro in bicicletta”. Laureato in Ingegneria industriale, poco a sud di Dortmund Bizzotto ha trovato l’amore di Maria e il frutto più bello, Giulia Grace.

Tumori nel 2018: al Sud ci si ammala di meno, ma al Nord si sopravvive di più

«Quando è nata», racconta il cancer fighter, come si descrive su Instagram, «avevo una chemio in corso. Ma mia moglie è stata bravissima, il travaglio è durato proprio le due ore in cui potevo staccarmi, sono corso con un’amica e ho visto nascere la mia bimba». La malattia l’aveva scoperta qualche tempo prima: «Sarcoma sinoviale. Stadio 3. Mi sono sottoposto a 30 radioterapie locali e a 4 cicli di chemio adiuvante. Ma dopo meno di un anno era in metastasi».

Altre operazioni complesse, l’ultima martedì, terapia intensiva, farmaci. Ma Andrea ha la forza di chi deve arrivare in cima alla salita: «Il mio obiettivo era sopravvivere abbastanza perché Giulia potesse avere un ricordo di me, ma a marzo i dottori mi hanno dato solo “alcuni mesi” di vita. Io non li voglio accontentare e combatto comunque per arrivare ai 40, ma voglio lasciare qualcosa a Giulia che sia vero e concreto. Che possa rafforzare le parole di sua mamma, degli amici e dei parenti. Ho registrato diversi video in cui le parlo e ora sto completando questo libro, è la mia biografia».

Queste sono le pagine iniziali del libro scritto da Andrea Bizzotto, il titolo del primo capitolo è: “Cosa ti mancherebbe di più della vita?”

il racconto

Mi sparo più volte il Fentanyl su per il naso e i dolori si attenuano. Anche i pensieri migliorano. Non sono più così neri, negativi. Mi scolo due grossi sorsi di grappa, sento un forte calore in corpo e finalmente anche lo stress, causato dagli ultimi litigi con Maria, se ne va.

Sono tornato alcuni giorni a vivere da mia mamma a Bassano; io e mia moglie siamo ai ferri corti per molti motivi. Mi manca mia figlia Giulia, lei ha un anno e mezzo ed è una meraviglia. Due anni fa mi hanno diagnosticato un sarcoma alla gamba sinistra. I sarcomi sono tumori rari e se ne contano una cinquantina di tipi differenti, con diversi gradi di malignità.

Il mio si chiama “Sarcoma Sinoviale”, è molto raro, colpisce con maggiore incidenza i giovani e non è incurabile, se preso per tempo. La prognosi è cattiva se le dimensioni del sarcoma superano i 5 centimetri. Il mio raggiungeva i 10 di centimetri ed era al terzo stadio, il penultimo prima che il tumore causi metastasi, cioè si presenti in altre parti del corpo.

Sono stato operato, mi sono sottoposto a radioterapia e chemioterapia ma, dopo poco più di un anno, il radiologo ha trovato una metastasi tra cuore e polmone destro di cinque centimetri. Rimozione della massa maligna assieme a quasi mezzo polmone, parte del pericardio e diaframma.

Era tutto compromesso, marcio, intaccato dal tumore. Anche la parte rimanente del polmone era messa male, inoperabile. Ancora chemioterapia, ancora effetti collaterali.

L’oncologo mi ha dato pochi mesi di vita, di sicuro non anni, ma io non ci credo e non voglio arrendermi, voglio lottare con tutte le mie forze! Mi sto allenando per fare il cammino di Santiago e mi sento molto forte anche se mi sono sottoposto da poco a più cicli di chemioterapia con Doxorubicina, una sostanza rossa come un rubino, che questa volta mi ha fatto stare davvero molto male.

Tuttavia non sono sempre positivo, a volte mi faccio prendere dallo sconforto.

È difficile parlare con gli amici perché nessuno può veramente capire cosa sto passando; in certe situazioni non si trovano le parole adatte e si tende a parlare con frasi fatte che funzionano solo ai funerali, quando tutto è finito, per tirarsi su a vicenda. In questi momenti di sconforto penso alla morte e la vedo come una bomba, un’esplosione in cui viene liberato il potenziale costituito da colori, calore, fantasia, amore, creatività, rabbia repressa, odio. Questa energia verrà ceduta al sistema, mentre il mio corpo marcio e dilaniato dalla malattia diventerà solo concime per la terra.

Giulia sarà molto arrabbiata e purtroppo non capirà inizialmente. Maria sarà triste e disperata. Mia figlia probabilmente troverà una figura paterna ed io lo spero sinceramente, come spero che mia moglie possa avere un altro uomo, che la faccia sentire bene, amata e rispettata. Ho dato molto a Maria, io amo mia moglie, ma molte volte mi sono comportato molto male nei suoi confronti. Vorrei tanto che sapesse e capisse che non volevo ferirla, che lei non è sbagliata. Purtroppo tutti noi commettiamo degli errori all’interno di una relazione... Io molti.

Ora che sono più vicino alla morte, mi pento delle mie azioni negative e sento il desiderio di perdonare me stesso ed essere perdonato. Adesso credo in una vita ultraterrena; se non posso prendermi cura della mia famiglia in questo mondo, voglio credere di poterlo fare dopo la morte, magari sotto forma di Angelo custode. È però lo stesso difficile lasciare questa vita e questa terra. Mi mancherà molto il profumo della pizza e del pane appena sfornati, una buona birra, un fresco vino italiano, francese o spagnolo, una deliziosa fetta di San Daniele, l’incredibile olio ottenuto dalle olive di Pove del Grappa sopra un crostone di pane, il gelato artigianale, specialmente quello fatto da me, la sensazione mistica di assaggiare il mare mangiando un’ostrica freschissima. Soffrirò nel pensare di non vedere più un tramonto al mare, quando il sole colora di magia le case della mia amata Rovenska. Sentirò la mancanza della mia Audi, dei miei bellissimi maglioni, del mio giardino e del mio orto, dove ho seminato passione e amore.

È brutto pensare di morire senza desiderio sessuale, per colpa dei farmaci, perché io amavo fare l’amore. Non potrò più toccare un corpo femminile, neppure una chitarra, sentirò la nostalgia della mia amata musica, quando non ci sarò più. Mi mancheranno gli amici, la famiglia, mio fratello Mirco, mio papà, la mia incredibile e amata mamma, il mio amore Maria.

Ma quello che più mi mancherà è la mia bambina, Giulia Grace. Nessuno merita un tumore incurabile a trentatré anni. Io mi meritavo la possibilità di crescere ed educare la mia piccola Giulia, portarla al primo giorno di scuola, prepararle il suo cibo preferito con amore, fare un viaggio da solo con lei. Mi meritavo almeno di lasciarle un ricordo reale di me, non un video o un libro. Forse non ce la farò, ma lotterò e mi impegnerò al massimo come ho sempre fatto, per fare qualcosa di buono nel tempo che Dio mi ha riservato.

Giulia, te sei la cosa più importante e preziosa che ho e sei la persona che più amo. Sono così fiero di essere il tuo papà. Tutto il resto, le cose materiali che ho elencato prima, diventano il nulla. Non sono uno scrittore ma non sono analfabeta e questo libro rappresenta una piccola parte di quello che sono ed ero. Spero un giorno lo leggerai e potrai filtrare il buono dal meno buono.

Ti amo Giulia Grace

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova