Al mercato in Prato della Valle chiude dopo 49 anni il banco di Malimpensa
L’ambulante racconta tutte le evoluzioni dello storico mercato: «Ora è tutto cambiato. Una volta qui si vendevano capi di lusso, oggi merce da pochi euro»

Dopo cinquant’anni di lavoro, Otello Malimpensa, uno degli ambulanti più popolari nel mercato settimanale di Prato della Valle, ha lasciato il suo vecchio banco. Lo apriva insieme alla moglie, nello spazio davanti all’Isola Memmia che guarda in direzione di corso Umberto I. Per 49 anni consecutivi ha venduto capi di abbigliamento. In particolare camicie, maglioni, pantaloni e vestiti.
«Sono arrivato in Prato nel 1976», racconta Malimpensa, nato e cresciuto a Legnaro. «Erano gli anni in cui al mercato più grande del Veneto (170 banchi, ndr) ci si veniva in automobile e i banchi erano sistemati fin sotto alle statue. Era un mercato in cui c’era veramente un ottimo rapporto tra qualità e prezzo. Io vendevo anche cappotti di lusso che, in genere, erano gli stessi che potevano essere acquistati nei negozi del centro. Niente a che vendere con il “mercataccio” che è diventato in questi ultimi anni, in cui si vende roba a prezzi stracciati». E Malimpensa non si tira indietro nel raccontare le varie fasi che ha attraversato il mercato di Prato della Valle in mezzo secolo.

«Erano gli anni in cui in Prà c’erano anche i fratelli Pittarello, gli Umberti, i Gobbin, i Gastaldello. Per acquistare dai nostri banchi», spiega, «i clienti arrivavano anche da tutto il Veneto e dall’ex Jugoslavia. I primi stranieri a cominciare ad acquistare alcuni dei nostri banchi sono stati i cinesi. Eravamo negli anni Novanta, ed erano una ventina. Tutti già con tanti soldi in tasca. Sono rimasti in piazza al nostro fianco più di dieci anni. Poi hanno capito che per loro era più conveniente andare a vendere nei grandi centri commerciali, in aree coperte. In un determinato periodo siamo rimasti solo noi italiani».
E aggiunge: «Fino a quando, con l’ondata delle migliaia di immigrati, a partire dalla fine degli anni novanta, anche gli stranieri hanno cominciato a comprare parte dei nostri banchi approfittando del fatto che tanti commercianti italiani erano stanchi di andare avanti con un tipo di lavoro per niente facile, dove sei costretto ad alzarti minino alle cinque del mattino ed a tornare a casa nel tardo pomeriggio».
E infine, Malimpensa, torna ai motivi della sua scelta di andare in pensione con un po’ di anticipo: «Questo non è più il bel mercato di una volta», riflette l’ambulante di Legnaro, «Da anni è diventato un bazaar multietnico dove, su certi banchi del cosiddetto usato, non c’è neanche la certezza delle condizioni dei capi. D’altronde cosa si può portare a casa con soli 2-3 euro? Recentemente sono venuto a conoscenza che le associazioni di categoria, (in primis Confesercenti e Ascom, ndr) si stanno muovendo per tenere lontano dal mercato gli ambulanti e i loro dipendenti che praticano ormai da anni una concorrenza sleale e spietata nei nostri confronti, ma non credo che porteranno in porto questo progetto».
Quindi conclude: «Il mondo è cambiato radicalmente e, di conseguenza, è cambiato anche il famoso mercato di Prato della Valle. Purtroppo, credo io, in peggio».
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