Maltempo a Padova, l’allarme del Consorzio di bonifica: «La rete non tiene, servono più invasi»
Tra venerdì e sabato la protezione civile è intervenuta 22 volte, i pompieri più di cento. Micalizzi: «Il cambio climatico è un’emergenza nazionale»

Invasi, invasi e ancora invasi. «È la parola chiave» dice il direttore del Consorzio di bonifica Bacchiglione Nazzareno Paganizza. Le pompe azionate prima dello scroscio di venerdì e lo svuotamento preventivo dei fossi non sono stati sufficienti ad evitare gli allagamenti di mezza città. Il giorno dopo c’è la conta dei danni. I residenti, soprattutto della zona ovest, sono ancora lì con la schiena spezzata, a tirare su acqua e melma, nella disperata ricerca di salvare mezzi, mobili e documenti.
Sono bastati 50 millimetri di pioggia in due ore per mettere in ginocchio la rete idraulica cittadina che ha mostrato ancora una volta la sua fragilità. Ed è successo due volte in una decina di giorni.
Opere straordinarie
«La manutenzione ordinaria non basta più – dice il presidente Paganizza – Non si può pensare di vivere di sole emergenze. Oltre a rivedere e potenziare alcune tratte delle fognature, a questo punto bisogna intervenire con delle opere strategiche. Sono indispensabili il canale scolmatore ovest finanziato dalla Regione, invasi, vasche di laminazione, anche interrate, nonostante l’efficacia minore. La rete padovana esistente non è in grado di smaltire questi scrosci d’acqua potenti e improvvisi. Serve quindi lo straordinario con l’aiuto della Regione, del governo, dell’Europa». Negli ultimi 15 anni il Comune ha realizzato tre invasi: a Terranegra, Torre e a Brusegana.
I primi due sono gestiti dal Consorzio di bonifica che, a breve, si prenderà carico anche del terzo. «La zona di Brusegana va potenziata, è l’area che soffre di più – continua Paganizza – Il canale scolmatore oltre a proteggere il quartiere assieme a quello di Montà, salverebbe anche il centro città».
Tra il Consorzio, il Comune e AcegasAps c’è un tavolo sempre aperto per la gestione delle acque bianche «che funziona bene», sottolinea il direttore. «C’è però un importante lavoro di squadra da fare mettendo in campo tutti i soggetti coinvolti – conclude –: Comune, noi del Consorzio, Genio civile, Regione. Padova è un territorio molto sensibile, urbanizzato e antropizzato, in cui le piogge abbondanti hanno un effetto amplificato».
Dovremo temere le piogge autunnali? «No, sono piogge diverse, meno forti e più diluite nel tempo, in quel caso la rete di scolo dovrebbe funzionare».
Gli interventi
I volontari della protezione civile hanno lavorato fino a ieri sera. Tra venerdì e sabato sono usciti 22 volte soprattutto per gestire allagamenti di strade, garage, cantine e sottopassi. In vicolo Castelfidardo una famiglia si è trovata 20 centimetri in garage e 15 in casa. In via Palermo, sempre zona Sacra Famiglia, l’acqua ha raggiunto mezzo metro occupando il vano scale. Si sono allagati anche i 300 metri quadri della scuola in via Bramante, a San Bellino.
«Ringrazio i volontari della Protezione civile con cui sono stato in contatto costante – dice l’assessore e vicesindaco Andrea Micalizzi – Hanno cercato di rispondere a più esigenze possibili. Fino a ieri pomeriggio abbiamo tenuto aperto il tavolo delle emergenze»
Ieri sera le criticità sono rientrata in tutte le zone colpite della città, con una trentina di interventi effettuati dai vigili del fuoco. Non mancano però le persone ancora intente a decidere che cosa tenere, asciugare o buttare. «Siamo in balia di questi eventi sempre più forti e frequenti. La situazione non è solo padovana, ma tocca tutta Italia. È importante che intervenga la Regione finanziando il canale scolmatore ovest, ma servono analisi, strutture e investimenti nazionali per affiancare i Comuni che non possono essere lasciati soli», chiude Andrea Micalizzi. —
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