Manuzio e la stampa che portò a Venezia il Rinascimento

di Enrico Tantucci
Aldo Manuzio come uno dei “motori” principali del Rinascimento veneziano. Vuole ricostruire un clima culturale oltre che celebrare il grande editore cinquecentesco che fece di Venezia la capitale internazionale del libro a stampa della sua epoca, la mostra “Aldo Manuzio - Il Rinascimento di Venezia”, che ne celebra i cinquecento anni dalla morte e che si terrà a Venezia, alle Gallerie dell’Accademia, dal 19 marzo al 19 giugno. L’esposizione è stata presentata ieri a Roma, nel Salone del Ministero dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, dalla direttrice delle Gallerie dell’Accademia Paola Marini, da Guido Beltramini (che ha curato la mostra con Davide Gasparotto e Giulio Manieri Elia) e dal presidente del Comitato per le celebrazioni manuziane Cesare De Michelis. «Dopo un periodo, mi sembra terminato, in cui troppe mostre erano eventi e basta» ha commentato Franceschini «questa esposizione festeggia una ricorrenza e una città, con grande cura scientifica. Dimostra che si possono costruire approfondimenti intorno a una collezione e poi i prestiti arrivano». In mostra un centinaio di opere, tra cui trenta rarissime edizioni stampate tra la fine del XV e i primi anni del XVI secolo dal grande editore. Ma anche capolavori di Giorgione, Bellini, Lotto, Tiziano e molti altri maestri del primo ’500 che contribuiranno a descrivere il “peso” storico nel suo tempo di Manuzio, nato a Bassiano - piccolo borgo della campagna laziale - nel 1449, ma, dopo le sue tappe di formazione a Ferrara e a Carpi, trasferitosi a Venezia intorno al 1490. Affiancati ai capolavori più celebrati della pittura veneta ci saranno anche le preziosissime aldine, uscite dalla tipografia di Manuzio, tra cui la “Hypnerotomachia Poliphili” di Francesco Colonna, forse il suo libro più famoso e raffinato, illustrato con meravigliose xilografie, forse approntate su disegno del miniatore Benedetto Bordon. Manuzio riesce a immaginare e realizzare il suo straordinario programma che per la prima volta prevedeva di rendere disponibili al pubblico degli studiosi e di letterati del suo tempo i classici della cultura greca, da Omero ad Aristotele, da Sofocle a Euripide a Tucidide, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone, da Orazio a Ovidio, a Catullo, a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare.«Con Manuzio - ha sottolineato Beltramini - restaurare e ristampare i testi antichi diventa importante quanto per le opere d'arte». E grazie a Manuzio e alla sua collaborazione con Pietro Bembo, il volgare si afferma, accanto al latino, come la lingua della contemporaneità in tutta Europa, confermandosi tale secondo il canone che elesse Dante, Petrarca e Boccaccio - le Tre Corone - come modelli. La circolazione di questo patrimonio di testi e di idee non solo ha contribuito a creare una cultura comune europea, capace di integrare l'ambito classico greco-romano al mondo moderno e contemporaneo, ma ha altresì favorito l'emergere di temi e motivi assolutamente nuovi anche nel campo delle arti figurative. A testimoniarlo, le opere di Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Jacopo de’ Barbari, che trassero decisa ispirazione dai testi della classicità greca e latina, ora finalmente fruibili con facilità anche da un pubblico laico. Senza contare che, a seguito della riscoperta della poesia greca e latina, la pittura inizia a rivolgere un nuovo sguardo sulla natura, aprendosi a una rappresentazione del paesaggio inteso come culla della civiltà, come paradiso terrestre nel quale l'uomo è destinato a vivere. Una nuova poetica documentata dai paesaggi di Giorgione, dai disegni del giovane Tiziano, dalle incisioni di Giulio Campagnola o i bronzetti di Andrea Briosco. Il percorso espositivo comprenderà anche una sezione interamente dedicata all'intenso rapporto che legò Aldo alla cultura del nord Europa e a Erasmo da Rotterdam, il filosofo olandese che, per pubblicare la nuova e definitiva edizione dei suoi “Adagia”, visse a Venezia, ospite della famiglia di Manuzio per quasi un anno.
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