Mazzola e Giralucci scoperta la nuova targa in via Zabarella

MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - COMMEMORAZIONE MAZZOLA E GIRALUCCI
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - COMMEMORAZIONE MAZZOLA E GIRALUCCI

Una targa nuova splende in via Zabarella. È la targa che ricorda Graziano Giralucci, militante del Movimento Sociale Italiano, e Giuseppe Mazzola, ex carabiniere in pensione che teneva la contabilità della sede del civico 24, barbaramente uccisi il 17 giugno 1974 da un commando appartenente alle Brigate Rosse. Ieri pomeriggio, il sindaco Sergio Giordani, alla presenza di autorità civili e militari, ha deposto una corona davanti alla targa restaurata che ricorda i due uomini uccisi. Erano le 9.30 di ormai 46 anni fa quando un gruppo di cinque persone armate con pistole munite di silenziatore fa irruzione nella sede del Msi di via Zabarella con lo scopo di prelevare alcuni documenti. Un membro del commando rimane ad attendere fuori dall’edificio come “palo”, mentre altri due entrano negli uffici. Un quarto uomo attende sulle scale con una borsa, pronto a raccogliere il materiale sottratto, un quinto rimane in auto per la fuga. Una volta all’interno dei locali i due terroristi si trovano però davanti Graziano Giralucci, militante quasi trentenne, sportivo (giocava a rugby e aveva fondato il Cus Padova) e Giuseppe Mazzola, carabiniere in pensione che teneva la contabilità. I due vengono freddati. Ogni anno questa giornata terribile viene commemorata dalla città e vengono ricordati con una cerimonia ufficiale le due vittime. «È un fatto storico che nessuno può più negare», ha detto ieri a margine della commemorazione Piero Mazzola, figlio di Giuseppe. «Se una persona non ci passa non può capire quello che ho provato io e la mia famiglia. È passato tanto tempo ma non è cambiato nulla. Quella giornata è impressa nella mia memoria». Piero il 17 giugno 1974 aveva 28 anni: «Congedato da capitano dell’aeronautica ero appena tornato a Padova dove avevo vinto il concorso all’Università. Quella mattina ero in via Gaspara Stampa, all’istituto di Scienze giuridiche». Appena è stato avvisato dell’accaduto si è precipitato in via Zabarella: «Sono salito e ho visto il corpo di mio padre. Se ci penso sento ancora l’odore della polvere da sparo e ho ancora l’immagine del sangue su mio padre e sulle mie mani. Non auguro a nessuno di provare quello che abbiamo provato noi». —

A.F.

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