Medaglia d’argento al valor civile per i morti nell’eccidio di Villatora

GLI ULTIMI SECOLI
Le condizioni di vita della popolazione sono tuttavia di pura sussistenza; e perché qualcosa cambi davvero bisogna aspettare l’inizio dell’Ottocento, per la precisione il 1813, quando il cavalier Antonio Vigodarzere decide di farsi costruire una villa (l’odierna villa Valmarana) con un grande parco affidato alla progettazione di una grande firma dell’epoca come Giuseppe Jappelli, con tanto di lago e la cosiddetta Grotta dei Templari: lo fa anche, per sua stessa dichiarazione, per creare tra il cantiere dell’edificio e la successiva manutenzione del parco delle occasioni di lavoro per la gente del posto, ridotta allo stremo da una micidiale carestia. Il committente muore prima di vedere finita l’opera, che sarà completata nel 1817 dal nipote e figlio adottivo Andrea Cittadella.
Ma la vera svolta per Saonara viene messa in cantiere qualche anno più tardi, nel 1820, quando un dipendente del conte Domenico Morosini (nobile veneziano proprietario di una villa in paese), Antonio Sgaravatti, originario di Maserà, stanco di stare sotto padrone decide di mettersi in proprio e va per qualche tempo all’estero per imparare un mestiere. Quando torna a casa, mette in piedi una piccola azienda florovivaistica destinata a diventare la capostipite di una lunghissima e fortunata catena, dalla quale prenderà impulso la produzione più tipica della zona, e una delle più rilevanti del Padovano, e che creerà molti posti di lavoro, allargandosi rapidamente anche sui mercati esteri, al punto che già all’inizio del Novecento i cataloghi della Sgaravatti vengono stampati in tre lingue. Gli Sgaravatti hanno lasciato un segno anche nell’edilizia: in particolare con la splendida villa Leone Sgaravatti, che durante la Grande Guerra si guadagna anche un quarto d’ora di celebrità per aver ospitato sia pur per breve tempo re Vittorio Emanuele. Con il secondo dopoguerra si sviluppano anche l’industria calzaturiera e quella meccanica, ampliando e diversificando l’offerta di posti di lavoro.
Prima, però, la guerra mondiale ha fatto a tempo a lasciare un tragico segno. Il 27 aprile 1945 reparti partigiani provenienti dalla vicina Camin cercano di disarmare un presidio nazista a Villatora. Nello scontro a fuoco restano uccisi tre soldati tedeschi. La rappresaglia scatta immediata: Villatora viene circondata e messa a ferro e fuoco, con l’uccisione di 11 persone; altri 34 civili tra cui un bambino, catturati nel successivo rastrellamento, sono ammazzati con un colpo alla nuca sul bordo di un fossato. Per questo eccidio Saonara riceverà la medaglia d’argento al merito civile. —
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