Medici, caos certificati «I giorni di malattia vuole deciderli l'Inps»

PRESIDENTE DEI MEDICI DI FAMIGLIA Domenico Crisarà, a destra, con Adriano Cestrone e Fortunato Rao
PRESIDENTE DEI MEDICI DI FAMIGLIA Domenico Crisarà, a destra, con Adriano Cestrone e Fortunato Rao
 
Due volte vittime. Prima della malattia che li ha colpiti, poi dell'ultimo ritrovato Inps in materia di controllo delle assenze dal lavoro, complice la certificazione elettronica, divenuta da pochi giorni obbligatoria anche per le imprese private, oltre che per il pubblico impiego. Un sistema nuovo di zecca che sta creando caos e disagi sia tra i pazienti che tra i medici di famiglia.
 Un uomo messo ko dal mal di schiena e una donna rimasta completamente senza voce si sono visti negare dagli uffici romani dell'Inps sia le giornate di malattia prescritte, che il conseguente pagamento del periodo di assenza dal lavoro. Poche righe che hanno lasciato di stucco sia i malcapitati pazienti che i loro medici: «Il certificato medico relativo al periodo di malattia - scrive l'Inps - è risultato anomalo sotto il profilo medico legale poiché la diagnosi non comprova incapacità temporanea al lavoro. Affinché questo periodo di malattia possa essere valutato, ed eventualmente considerato utile al fine del diritto di indennità di malattia, lei dovrà inoltrare entro sette giorni dalla data di ricevimento della presente lettera una dichiarazione dello stesso medico che ha rilasciato il certificato».  La missiva si chiude pregando il paziente di inviare il carteggio alla sede Inps di Padova, ignara di tutto. Sono già otto i medici di famiglia di Padova e provincia che si sono visti contestare dalla sede romana dell'Istituto nazionale di Previdenza sociale le giornate di malattia prescritte ad altrettanti pazienti. Tutte le segnalazioni sono state raccolte dal presidente della Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) di Padova Domenico Crisarà. «Siamo alla follia. Ora è l'Inps di Roma che decide se una patologia è o meno invalidante? Mi piacerebbe sapere a questo punto - attacca Crisarà - chi ha il diritto di stare a casa se colpito da una crisi emorroidale. Ma ci rendiamo conto che l'ente previdenziale, lasciando all'oscuro di tutto le sedi regionali e provinciali, si inserisce a gamba tesa nel rapporto tra medico e paziente?» Crisarà è pronto a dare battaglia perché l'Inps di Roma faccia marcia indietro.

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