Medicina, esame incubo tra spread e ciclo di Krebs

Si sono presentate 2900 ragazzi per ottenere 420 posti, difficili le domande I docenti Palù e De Caro: «Speriamo cambi la modalità di selezione»
Di Fabiana Pesci
BARSOTTI - TEST DI MEDICINA
BARSOTTI - TEST DI MEDICINA

Si sono chiesti che diavolo centrassero Imu e spread con la Medicina, hanno scavato nei meandri della loro memoria per mettere in fila i Nobel, hanno mugugnato alla domanda sul ciclo di Krebs. Quasi tremila ragazzi ieri hanno dato il massimo per ottenere uno dei 420 posti messi a disposizione dalla facoltà medica per il 2012/2013. Due ore di test, una sfilza di domande, per decidere del loro futuro: se saranno medici oppure no. E mentre gli stessi docenti dell'accademia medica più blasonata d'Italia auspicavano che questo fosse l'ultimo anno di questo tipo di test, fuori dalle aule andava in scena una discreta protesta da parte delle associazioni universitarie: «Profumo di chiuso. Contestiamolo! Liberiamo i saperi», lo slogan del sindacato degli Studenti vergato su di uno striscione appeso al Vallisneri.

La carica dei tremila. L'ateneo ha messo a disposizione decine di aule per lo svolgimento della prova d'ingresso a Medicina ed Odontoiatria: si sono presentati alla prova (moltissimi accompagnati da mamma e papà) circa 2900 ragazzi, il 90 per cento dei 3217 iscritti. La prova è identica in tutta Italia e non ammette vie di fuga o seconde chanches. Com’è andata la prova?

«Ho trovato difficili le domande di cultura generale in particolare quelle scientifiche», spiega Giovanna B., 19 anni di Pordenone, «non riesco a capire perché si mettano già domande di anatomia quando andremmo a studiarla solo una volta ammessi al corso di studi». A chiedere se si è riusciti a sbirciare qualche fogliettino o a scambiarsi qualche suggerimento, i ragazzi ridono. «È praticamente impossibile copiare», spiega Alessandro C., veneziano aspirante medico, «perché credo che ognuno in realtà non abbia l'interesse a favorire qualcuno che potrebbe togliergli il posto per un decimo di punto».

Alla domanda perché iscriversi a medicina la risposta più frequente, ancora prima della passione per una professione sognata è molto pragmatica: «E' uno dei pochi indirizzi di studio», spiega Giovanna D. trevigiana, al secondo tentativo dopo la 'bocciatura' al test per il rotto della cuffia lo scorso anno, «che ti permette di trovare un lavoro ben retribuito in tempi brevi. I sacrifici sono tanti, ma ne fanno anche alcuni miei coetanei che sono sfruttati in stage non pagati che durano anni. Allora è meglio stringere i denti ma avere almeno la prospettiva un giorno di un buon stipendio».

Quest'anno però, come nelle ultime edizioni dei test, un buon numero di esclusi potrà aspirare al ripescaggio: «Ad ottobre», spiega Raffaele De Caro, presidente del Corso di laurea in Medicina, «sarà probabile far accedere al primo anno circa il 10% degli esclusi dalla prima graduatoria, ora a 420 studenti. Se il Ministero darà il via libera, potremo accogliere circa quaranta ragazzi in più».

I test nel mirino. Né De Caro, nè Giorgio Palù (ex preside della facoltà), né Govanni Franco Zanon (ex vicepreside) nascondono le loro perplessità sul format d'esame imposto dal Ministero. «Il tipo di domande è stato modificato negli ultimi anni, ma speriamo che cambino le modalità di reclutamento degli studenti. A Padova», continua Palù, «da anni noi sottoponiamo i ragazzi che accedono ad alcuni corsi di laurea ad un'intervista all'americana, volta a capire il motivo per cui un giovane vuole fare il medico». Il Gotha della facoltà spera che già dal prossimo anno vengano adottati colloqui di tipo motivazionale, anche se «Padova attira i migliori», spiegano i docenti, «gli studenti vengono qui accettando il rischio di rimanere esclusi. La concorrenza è elevata. Da quest'anno sottoponiamo a test anche chi passa al nostro ateneo negli anni successivi al primo».

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