«Mi attaccano? Non ho deciso io»

La difesa del perito Pietrobon: «Io provo più gusto a piantare che ad abbattere»
BELLUCO.FIACCOLATA TAGLIO ALBERI ABANO
BELLUCO.FIACCOLATA TAGLIO ALBERI ABANO

ABANO TERME. Non è nella top ten dei lavori più stressanti. E anzi, uno si immagina che fare il forestale sia qualcosa che mette in pace. Per informazioni chiedere a Paolo Pietrobon, 44 anni, trevigiano, dottore forestale appunto. C’è la sua firma sulla perizia con cui il Comune di Abano ha dato il via all’abbattimento degli alberi. Gli ambientalisti - diciamo - non gli vogliono bene. Ma lui non sembra scosso. Semmai confessa un rimpianto: «Se fossi ingegnere e progettassi fogne, non credo che ci sarebbe un comitato a contestarmi».

Invece la contestazione c’è. E c’è anche un cuore ferito, sotto quella scorza da Mani di forbice (così lo chiamano). «Io provo più gusto a piantare che a tagliare», spiega Pietrobon. «Detto questo, il progetto è del Comune e non ne conosco l’iter. Io mi occupo di sicurezza. Nel 2011 mi hanno chiamato per studiare lo stato di salute degli alberi, l’ho fatto, esaminando ogni esemplare, perché una pianta è un individuo e non si può fare un’analisi a campione. La mia perizia dice che c’è un certo numero di piante da tagliare, altre da potare pesantemente e altre ancora da lasciare dove sono. Il mio lavoro è finito qui. Non scelgo io cosa fare e quando, non scelgo se piantarle tutte insieme o no. Tagliare non è un tabù, ma io capisco che agli alberi si dà un valore affettivo, direi quasi religioso, che porta la gente a suggerirmi perfino come devo potarli. Poi arrivano anche colleghi a dirmi che sono prevenuto e che sbaglio. E magari questi colleghi non hanno neanche titolo per fare le valutazioni».

Il curriculum di Pietrobon è lungo diciotto pagine. Non si contano gli enti pubblici per i quali ha lavorato. «È una mia scelta», dice. «Io lavoro per la collettività, nell’interesse del Comune. Che tipo di interesse? Culturale ma anche economico, certo. Lavorare per un comitato è diverso, io non lo farei, quella è solo una parte della collettività. Mi contestano? Capisco, ma io rispetto le regole, i protocolli. Lo scontro fa parte della dialettica, i cittadini hanno diritto di sapere e anche di far sentire la loro opinione. Però poi la scelta deve farla il sindaco. Tante volte si attribuisce al gestore una malafede che alla prova dei fatti viene confutata. E comunque una cosa me la lasci dire: noi forestali di città facciamo un bel lavoro». Nonostante tutto.(cric)

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