Montagnana salvata dall'acqua grazie al coraggio di un uomo

IL TECNICO E L’INTERVENTO SULL’ARGINE Sergio Castagnaro e, sopra e a sinistra operai al lavoro per tappare la falla sul Frassine
MONTAGNANA.
Montagnana allagata. Le acque del Frassine sin dentro le mura e gran parte del centro abitato sott'acqua, in poche ore. Non è fantasia, e nemmeno il racconto di qualche annuario medievale, bensì quanto sarebbe potuto accadere lunedì 1 novembre, poco prima della rottura del Frassine a Pra' di Botte, senza l'intervento di un operatore comunale veronese. Il tragico scenario è stato scongiurato dall'eroico intervento di Sergio Castagnaro, dipendente del comune di Roveredo di Guà. L'incredibile storia viene raccontata da Daniele Buson.
Geometra del consorzio di bonifica AdigEuganeo, tra i primi a volare sopra il territorio alluvionato con lo Zenair di Stefano Bruschetta, Daniele Buson è stato testimone della tragedia sfiorata di Montagnana. «Erano le 11 dell'1 novembre e il Frassine si stava ingrossando di ora in ora - racconta - conoscendo il territorio ho raggiunto i punti più critici della zona, arrivando fino a Caprano». A Caprano, frazione di Montagnana, si incontrano il Frassine e lo scolo Argine Padovano. Al di là del fiume ci sono Pressana e Roveredo di Guà. «Il comune di Roveredo è a ridosso del Frassine ed ha sempre attiva una squadra di operatori che tengono monitorato l'argine - continua Buson -. Tra questi c'era Sergio Castagnaro. E' stato lui ad accorgersi della falla che si era creata a Caprano». Le acque del Frassine si stavano già riversando sulle campagne: in pochi minuti la pressione del fiume avrebbe fatto crollare l'argine, esattamente come avvenuto poi a Pra' di Botte alle 14.20. Racconta Buson: «Senza pensarci due volte, Castagnaro è salito su una macchina escavatrice Terna, e in barba ai rischi si è posizionato sotto alla falla, scaricando sul buco pietre e massi. Con difficoltà è poi salito sull'argine, scaricando altro materiale. Qui il suo Terna si è piegato più volte, rischiando di precipitare dal cordolo arginale. Quest'uomo rischiando di venire travolto dalla massa d'acqua ha compiuto un atto veramente eroico». Sul posto sono poi arrivati tecnici consortili e del Genio, mentre l'impresa Marchioro ha provveduto a mettere in sicurezza il cedimento arginale. Buson non ha dubbi: «Se il Frassine avesse rotto a Caprano, anziché a Pra' di Botte, il disastro sarebbe stato dieci volte più pesanti rispetto a quanto avvenuto a Saletto. Le zone depresse del Montagnanese avrebbero incanalato l'acqua fino alle mura del centro storico, invadendo prima i quartieri residenziali esterni, arrivando sicuramente anche a Megliadino San Fidenzio e a San Vitale per l'incapacità del Vampadore di tollerare tutta quell'acqua». Le gesta di Castagnaro non sono passate inosservate: si è già sparsa, tra i sindaci del territorio (soprattutto tra quelli «graziati» dal suo intervento), l'idea di consegnare all'operatore veronese un encomio pubblico.
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