Morta inginocchiata vicino al corpo del figlio

Albignasego. Il cadavere della donna rinvenuto accanto al letto dell’uomo ucciso da un infarto. Il cane li ha vegliati per 15 giorni
POLETTO-FOTOPIRAN-ALBIGNASEGO-RITROVAMENTO CADAVERI S.AGOSTINO
POLETTO-FOTOPIRAN-ALBIGNASEGO-RITROVAMENTO CADAVERI S.AGOSTINO

ALBIGNASEGO. Due corpi senza vita stesi uno accanto all’altro. Sono le spoglie di un figlio e di sua madre. Lui sul letto, stroncato da un malore e circondato da flaconi di farmaci contro il diabete. Lei inginocchiata accanto, con il volto sprofondato sul materasso e le ginocchia ancorate al pavimento. Chissà quanto ha pregato questa donna, implorando Dio di risparmiarle il dolore di assistere alla morte di suo figlio. Chissà quanto ha sofferto quando si è resa conto che le sue preghiere erano ormai vane. Maria Franco, 85 anni e Maurizio Fasolato, 60 anni, sono stati trovati morti ieri pomeriggio nel loro appartamento di via Caravaggio 4 ad Albignasego. Erano lì almeno da 15 giorni, tra l’indifferenza generale dei condòmini che hanno dato l’allarme solo quando l’odore della morte è sceso dalle scale del palazzo anni ’70.

Accanto a loro c’era il cagnolino meticcio che, in più occasioni, durante queste due settimane ha tentato di farsi sentire abbaiando giorno e notte. Nessuno si è chiesto cosa stava succedendo in quell’alloggio al quarto piano. Qui la gente viene, mangia, dorme e riparte per andare al lavoro. Le sofferenze di Maurizio e Maria non erano note a nessuno. Sono emerse nel primo pomeriggio di ieri, quando i vigili del fuoco e i carabinieri sono entrati in quella casa trovando due cadaveri ormai decomposti.

Lui giaceva sul letto, lei gli stava accanto come se avesse provato ad accudirlo. Il sospetto degli investigatori è che l’uomo, sofferente di diabete, sia stato ucciso da un malore e che lei si sia lasciata morire. La certezza di questa triste ricostruzione la potrà dare solo un medico legale.

Maurizio e Maria per anni avevano gestito insieme il negozio di abbigliamento militare in via Roma 121, spazio dedicato a bomber, tute mimetiche, passamontagna, cappellini e stemmi con svastiche e croci celtiche. Una vita tra alti e bassi, fino al giorno in cui è morto Andrea Fasolato, avvocato di professione (era stato nell’esecutivo provinciale del Movimento sociale), figlio di Maria e fratello di Maurizio. Il 30 aprile 2004 è stato stroncato da un aneurisma mentre si trovava in un centro commerciale. I familiari hanno deciso di prendere in eredità la sua casa in via delle Palme 15 a Padova, senza sapere però che così facendo si sarebbero accollati anche tutti i debiti che aveva maturato: un passivo stimato di quasi un milione e mezzo di euro.

Maurizio, che fino a quel momento aveva vissuto una vita normale trascorrendo anche lunghi periodi a Cuba, si è trasferito in casa con la madre. Hanno venduto il negozio e sono stati costretti a mettere all’asta il magazzino, la licenza commerciale e anche la casa ereditata poco distante da piazza Mazzini. Lui, fisico imponente già fiaccato dal diabete, si è trovato a dover combattere anche con la depressione. Tutto mentre lei cercava di ritardare il più possibile gli acciacchi legati all’età: le forze che piano piano se ne vanno, la scarsa mobilità.

C’è chi racconta che nell’appartamento di via Caravaggio ad Albignasego, una ventina d’anni fa, è morta d’infarto una fidanzata di Maurizio. E che da quel momento sia lui che la madre se ne sono voluti andare per tenere lontano tutto il dolore che questa perdita aveva creato.

Si erano rassegnati a tornare a vivere lì qualche mese fa, costretti da un baratro economico che ormai lasciava poche prospettive. Cercavano di tornare a quella normalità ormai perduta, come ai tempi del negozio di via Roma. Madre e figlio insieme, uno accanto all’altra. Fino a quell’ultimo disperato abbraccio.

e.ferro@mattinopadova.it

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