Morto Massironi artista e fondatore del «Gruppo Enne»

Aveva 75 anni, da anni era malato di Parkinson «Ma quando arrivano le pompe funebri?», diceva agli amici

Addio Manfredo Massironi, uomo speciale e artista di genio. Architetto, docente, negli anni Sessanta fondatore (assieme a Alberto Biasi in primis, a Ennio Chiggio, Edoardo Landi e Toni Costa) e teorico del Gruppo Enne: un’avanguardia che tale è rimasta. Aveva 65 anni, era padre (Michele si chiama il figlio) e abitava con la moglie Franca in via Forcellini 14. Da anni era malato di Parkinson, nonostante questo e con tutte le costrizioni della sua condizione, aveva continuato a lavorare assieme ai suoi collaboratori. Come aveva lavorato nel 2009 per l’antologica che gli è stata dedicata dalla sua città e che è stata ospitata nella galleria Cavour. Negli ultimi giorni aveva avuto una crisi respiratoria, la sua salute era vistosamente peggiorata e Massironi era stato ricoverato in ospedale. Dove ieri mattina è morto.

Un nome conosciuto internazionalmente, il suo, e che negli anni Settanta fu legato al grande calderone di Autonomia perchè nello studio di Massironi fu trovato il ponderoso archivio di Toni Negri.

Non solo architetto, artista, studioso. Anche docente di teoria della percezione e psicologia delle forme nelle università di Bologna, Roma e Venezia. Non quadri, i suoi e quelli del Gruppo Enne, ma oggetti visivi «vivi», opere in grado di stimolare il meccanismo percettivo che sovrintende l’attività del vedere. Cosicché sia l’occhio di chi guarda a «creare» l’opera, a darle forma. Un grande momento di creazione e ricerca scientifica, con il Gruppo Enne di Padova, incrociato con il Gruppo T di Milano (De Vecchi, Avarisco, Colombo, Boriani e Anceschi) e assieme ad artisti come Enzo Mari, Getullio Alviani, Lucio Fontana il quale nel 1959 accetta il «Cartone ondulato» dello sconosciuto, contestatore, Massironi al premio San Fedele a Milano. Iniziando un sodalizio. Oltre lo spazialismo di Fontana, l’interesse si orienta poi verso quella che Umberto Eco battezzò come Arte Programmata. Ma Massironi procede: teorie e rielaborazioni lo portano ad approfondire la ricerca sulle percezioni e lo conducono ad insegnare all’università.

«Una persona, un ricercatore percettivo di prima grandezza a livello mondiale – racconta Getulio Alviani, 73 anni, milanese, artista e apostolo di tutto quel movimento, tenutario del patrimonio di tutti loro, si definisce – Gli ultimi anni sono stati tremendi, un terribile scherzo della natura ha privato Manfredo di quello che per lui era più importante: il cervello. Gli sono stato vicino negli ultimi tempi, e sono stato tristissimo per la sua decadenza, soffriva tanto: spesso mi diceva: ma quando arrivano le pompe funebri? So che adesso sta sereno». Lo ricorda anche Alberto Biasi, padovano, che con Massironi fondò il Gruppo Enne. E lo ricorda proiettando il suo compagno d’arte e di anni Sessanta in un prossimo futuro, in marzo, quando alla Galleria Nazionale di Roma una mostra sull’Arte Programmata ospiterà opere di Massironi e Biasi.

Un’amica di sempre, con il nodo in gola, lo ricorda con le parole del cuore e di una smisurata stima : «Manfredo viveva con semplicità, rigore, aveva un profilo delicato, mai avrebbe usato l’arte per fare denari. Era era una persona che ti insegnava, che aveva metodo per risolvere tutto, che tutto aveva letto, tanto sapeva, era un grande punto di riferimento».

Alberta Pierobon

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