Napoleone, Galileo e i Papi: ecco tutti i gioielli custoditi nell'Archivio di Stato a Padova

PADOVA. Tre piani di scaffali, la nostra storia racchiusa in volumi rilegati, accatastati con geometrico rigore. Faldoni pieni di memoria giacciono nella penombra, a una temperatura che deve oscillare tra i 16 e i 18 gradi, con un range di umidità dal 45 al 65%. Ventiquattro chilometri di documenti, la distanza tra Padova e Mira. Pochi numeri per dare una dimensione di grandezza dell’Archivio di Stato di Padova, struttura eretta nel palazzo di proprietà dell’ente Provincia in via dei Colli 24. Cristina Tommasi, 47 anni, veneziana, conosce bene quei numeri. Da settembre 2017 ricopre il ruolo di direttore in questo ufficio periferico del Ministero del Beni Culturali.
cosa si trova
«Qui conserviamo gli archivi delle antiche magistrature che hanno governato, degli uffici di Stato come tribunali, prefetture, questure oppure di proprietà di corporazioni soppresse. Poi ci sono tutti gli atti dei notai, pratiche concluse e con più di 30 anni di vita. Ogni famiglia padovana, tecnicamente, può donare all’Archivio di Stato le sue memorie», spiega la direttora. Così ha fatto la famiglia Dondi Dell’Orologio con un documento firmato niente di meno che da Napoleone, l’8 maggio 1812. Con quella bolla, ora conservata in una cassaforte, venne conferito il titolo di baroni ai Dondi Dell’Orologio.
i gioielli
Un altro gioiello dell’Archivio di Stato è la bolla papale di Papa Callisto II, in cui si certificano le proprietà dell’Abbazia di Praglia. La pergamena pontificia risale al 1123.
Non poteva mancare Galileo Galilei, con un documento in cui descrive le cognizioni tecniche che devono contribuire alla formazione di chi si dedica alle arti militari nell’Accademia Delia, dove si istruivano i rampolli della nobiltà locale nella scherma, nell’equitazione e nelle scienze matematiche.
il personale
«Il Ministero sta investendo molto nell’adeguamento dei depositi» spiega Cristina Tommasi. «I nostri archivi sono consultabili ogni giorno, gratuitamente, da chiunque lo desideri».
Quanto al personale, ci sono tre funzionari archivisti, due restauratori, un amministrativo e nove addetti. L’edificio di via dei Colli è sorvegliato giorno e notte, oltre che protetto da un sistema d’allarme e dotato di un impianto di videosorveglianza. «Senza presunzione posso dire che è uno dei luoghi più sicuri di Padova» sorride la dirigente.
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