Nel patto Forza Italia-Lega Nord finisce in soffitta l’ideale liberale

di GIORGIO SBRISSA C’era chi scommetteva sui tempi della ricomposizione tra Lega Nod e Forza Italia. Non sul fatto che la frattura si sarebbe ricomposta. Troppo grandi gli interessi, come ha...
Di Giorgio Sbrissa
MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA LEGA FORZA ITALIA
MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA LEGA FORZA ITALIA

di GIORGIO SBRISSA

C’era chi scommetteva sui tempi della ricomposizione tra Lega Nod e Forza Italia. Non sul fatto che la frattura si sarebbe ricomposta. Troppo grandi gli interessi, come ha sottolineato, senza giri di parole, il vero plenipotenziario azzurro a Padova e in Veneto, l’avvocato di Silvio Berlusconi e senatore Niccolò Ghedini: «Siamo davanti a una grande campagna elettorale che ci riporterà al governo dell’Italia». Il resto non conta e quindi scuse e mea culpa per ricucire lo strappo: «Mi assumo la responsabilità politica per quello che è stato un grave errore».

E ora? Tagliata qualche testa calda di comodo, si riparte come niente fosse. L’ospedale? «No fly zone, teniamolo fuori dalla campagna elettorale» supplica il governatore Zaia. Ma come? Due anni fa Bitonci diventò sindaco anche grazie alla promessa di mantenerlo dov’è, e su questo si saldò l’alleanza con Forza Italia. Forse non conviene più, o forse sono cambiati interlocutori, proprietari delle aree o imprese che potrebbe accaparrarselo.

Ma la politica non era fatta anche di idee e principi? Forza Italia è un partito liberale, la Lega ovviamente no e Fratelli d’Italia ancora meno. La Lega è antieuropeista ed è diventata “sovranista”, sulla scia di trumpismo e lepenismo. Forza Italia al contrario vanta il presidente del Parlamento europeo e solide radici liberiste, che diedero linfa alla “rivoluzione” antistatalista di Berlusconi.

Il candidato sindaco del centrodestra, perfettamente in linea con Salvini, non si è certo distinto come campione delle libertà nel precedente mandato. Citiamo soltanto il bando dato alla Fiera delle Parole, festival della letteratura costretto a emigrare nei comuni della provincia. O il divieto ad affrontare anche di striscio il tema della sessualità e delle parità di diritti, con il divieto alla scrittrice e docente alla Sorbona, Michela Marzano, di presentare il suo libro sulla parità di genere; come vietò le letture pubbliche delle favole “politicamente corrette” alla libreria “Peldicarota”. Tutto ciò all’interno del ben più ampio ventaglio di resistenze e ostacoli di ogni tipo posti di fronte alle coppie omosessuali che avevano deciso di avvalersi delle unioni civili. Ma questo vale anche per il bando ai giornalisti, cui è stato impedito a oltranza di entrare in municipio e parlare con chicchessia. Una censura preventiva che ha fatto il giro d’Italia e storcere il naso perfino a molti leghisti. Ma come dimenticare le multe inflitte agli anziani del quartiere Chiesanuova che protestavano con degli striscioni appesi a una recinzione? Senza contare la lotta furiosa a profughi e rifugiati con la denuncia plastica che il sindaco fece indicando gli appartamenti che venivano affittati dai privati alle cooperative tese a creare piccoli nuclei necessari per evitare le grandi concentrazioni in stile Prandina, Cona e Bagnoli.

Perla assoluta, l’offensiva scatenata contro le cucine popolari e la richiesta di documenti da parte dei vigili con i cani, alla porta di Suor Lia, contro la carità cristiana, tanto da costringere il vescovo a intervenire in prima persona.

Dettagli, quisquilie superflue, di cui si nutrono notoriamente solo le persone che hanno a cuore le libertà individuali e collettive, ma che in questa nuova era politica non fanno vincere le elezioni, con buona pace degli spiriti sensibili e delle anime veramente liberali.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova