Neonazisti, la padovana indagata: «Sono una fan di Hitler. Ebrei, la rovina del mondo»

CURTAROLO. «Sono una fan di Hitler. Gli ebrei sono la rovina del mondo. I campi di concentramento? C’erano le piscine, il teatro, i cinema». Eccola la donna dalla doppia vita. Antonella Pavin, 48 anni, moglie, madre, impiegata in uno studio contabile e, allo stesso tempo, sergente di Hitler, fiera nazista, ritenuta tra i fondatori del “Partito Nazionalsocialista Italiano dei lavoratori”, nonché reclutatrice di altri odiatori negazionisti come lei. Vive in una casa sperduta nella campagna di Curtarolo, il marito fa l’autotrasportatore. Ora è accusata di associazione terroristica e apologia del fascismo. La Digos del vicequestore Giovanni De Stavola la teneva d’occhio da un anno, ascoltava le sue telefonate, monitorava i post su Facebook e sul social russo Vk.
Antonella, davvero è una reclutatrice di nazifascisti disposti a impugnare le armi?
«Assolutamente no. È tutta una montatura, stanno scaricando su di me. E quel partito è durato da febbraio 2017 a novembre 2018».
Le accuse dell’autorità giudiziaria si basano sulle prove raccolte dalla polizia. I suoi post sono dati di fatto, sono ancora visibili online.
«Ma quelle sono le mie idee e io non le rinnego. Uno non può avere un’idea politica? Tutti i giorni c’è gente che loda Salvini o Che Guevara».
Certo, ma invocare lo sterminio degli ebrei, negare l’esistenza dei campi di concentramento, inneggiare a Hitler, se permette, è tutt’altra cosa.
«I sionisti comandano tutto il mondo, guidano le banche, decidono sulle politiche dell’immigrazione. Sono la rovina dell’umanità. L’olocausto è una fandonia».
Una fandonia? Ma lei ha mai sentito i racconti di Liliana Segre?
«Lasciamo perdere. Ad Auschwitz c’erano piscina, teatro, cinema. Non è andata così come la raccontano».
Anche suo marito la pensa come lei?
«No, lui vota Salvini».
Posso chiederle lei cosa vota?
«Io non voto. CasaPound mi fa schifo, Forza Nuova l’ho abbandonata. Ci sono stata due anni ma non ne voglio più sapere, anche se non dico il motivo».
Dicono che nascondeva le bandiere dietro gli armadi, che in famiglia non sapevano nulla di questa sua attività. È vero?
«I libri erano lì (indica un mobile), le bandiere le ho ordinate via internet decidendo il disegno, le magliette con la croce celtica le indossavo anche a casa. Mio marito sa tutto».
Si è arrabbiato?
«Beh, sì, la Digos ci è piombata in casa alle 5 del mattino. Hanno perquisito tutto, anche l’ufficio in cui lavoro».
Aveva contatti frequenti con questa Francesca Rizzi di Milano?
«Ci scrivevamo, ci siamo sentite qualche volta al telefono ma niente di particolare».
Vi riunivate da qualche parte?
«Non ci siamo mai trovati, i rapporti sono sempre stati via chat».
L’accusano di essere sovversiva.
«Io non ho ucciso nessuno, non ho lanciato bombe. Mi stanno trattando come se fossi Riina ma fare male è un’altra cosa».
Lei non crede che le sue affermazioni siano gravissime?
«Vabbé, avrò scritto qualcosa di forte. Che sarà mai». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova