Nessun assalto al centro per lo shopping I commercianti: «I pre-saldi ci aiutano»

Ieri Liston e piazze piene solo a metà. Molti negozi però hanno iniziato a scontare i prodotti anche del 40-50% 
MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SITUAZIONE IN CENTRO. MAURIZIO BOLDRIN
MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SITUAZIONE IN CENTRO. MAURIZIO BOLDRIN

il racconto

È stata una domenica di shopping a metà quella vissuta ieri dai padovani: a metà per le restrizioni previste dalla zona arancione, che limitano gli spostamenti al solo comune di residenza e l’attività dei bar al solo asporto; a metà anche per il numero di negozi aperti in centro, visto che molti, nonostante potessero lavorare, hanno preferito rimanere chiusi, forse prevedendo che i più avrebbero optato per una domenica di relax sul divano.

un centro svuotato

Il centro ieri appariva decisamente svuotato, molto diverso da come lo si sarebbe visto un anno fa in una domenica di gennaio, e questo ormai non è più una sorpresa. I bar sono chiusi al pubblico, ma qualcuno che lavora c’è, soprattutto perché il freddo invoglia molti a concedersi una cioccolata calda d’asporto. La passeggiata continua verso i negozi aperti, che sono principalmente quelli delle grandi catene. Un po’ dappertutto l’attrazione principale per la clientela sono le promozioni “pre-saldi”, delle importanti scontistiche applicate da quasi tutti gli esercenti per anticipare l’inizio ufficiale dei saldi, quest’anno posticipato alla fine del mese.

Trenta, quaranta, ma anche cinquanta percento in meno: un’occasione che in un periodo così difficile per molti commercianti diventa importantissima.

ci sono i pre-saldi

«Abbiamo iniziato tutti a fare qualche promozione dopo Natale – dice Ledi Calzavara dell’Antica calzoleria del volto, in piazza delle Erbe – Sono un’occasione importante, soprattutto in questo periodo di nuove restrizioni. Grazie a queste offerte stiamo lavorando di più ora, anche con meno gente in giro, rispetto a quando eravamo in zona gialla. Le persone, anche chi ha continuato a lavorare e può permettersi di fare shopping, non sono motivate a comprare beni per il tempo libero. Ciabatte sì invece, di quelle se ne vendono tante». E mentre molti chiudono, per qualcuno lavorare la domenica può essere utile: «Di solito non teniamo aperto la domenica, ma grazie agli sconti vediamo che tutto sommato ne vale la pena – aggiunge Calzavara – Hanno scelto l’anno sbagliato per posticipare l’inizio ufficiale dei saldi: in una situazione normale sarebbe stato vantaggioso, ma quest’anno non potevamo aspettare febbraio».

la zona arancione

Anche perché il fatto che i negozi possano restare aperti in zona arancione spesso finisce per essere più peggio di una chiusura forzata. «È una situazione penalizzante, fatturiamo un terzo di quello che fatturavamo un anno fa – spiega Cosmin Zardini, del negozio Pampling di via Roma – Lavoriamo per riuscire a coprire i costi, e basta. In zona arancione è ancora più difficile, perché i bar fanno tutta la differenza: quando sono aperti notiamo che alle 18 le strade si svuotano. Ora che sono chiusi del tutto c’è il deserto a ogni ora. Ma dobbiamo per forza limitare i danni facendo il possibile, perché per chi resta aperto non ci sono ristori». Fare quel che si può è stato, nell’ultimo anno, il mantra di tutti gli esercenti colpiti dalla crisi generata dalla pandemia, e continua a esserlo per quelli che riescono a continuare a lavorare. «Siamo aperti perché si può, per cercare di recuperare il recuperabile», dice Maurizio Boldrin, titolare del Ventitré, storico negozio di dischi in zona Duomo. Ma è conveniente rimanere aperti? «No – risponde lapidario – Soprattutto con queste restrizioni in vigore, non essendoci gente che viene da fuori città». Chi può, quindi, fa spalle larghe, e resta a galla: «Si va avanti: il Ventitré è qui da cinquant’anni, durerà almeno altri cinquanta». —

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