Nevio Scala, una vita da mediano del calcio per produrre vini biologici a Lozzo Atestino

Come Cincinnato. Dopo tante battaglie -e tante vittorie ottenute sui campi di gioco di tutta Europa - Nevio Scala ha intrapreso una nuova sfida seguendo la sua antica passione per la terra. La propria terra, quello di cui è intriso anche il suo dna. L’ex allenatore di Valbona di Lozzo Atestino - con un passato da calciatore di Vicenza, Fiorentina, Roma, Inter e Milan, per dire alcune squadre, e allenatore di Parma Borussia Dortmund, Besiktas, Shakhtar e Spartak Mosca, per citarne altre - si è messo a produrre vino. Con il suo stile, ovvero con serietà, impegno e una buona dose di umiltà. A fare il grande passo lo hanno convinto i figli, Sacha e Claudio, pure loro dei neofiti nel settore, dato che Sacha fa l’architetto a Lozzo e Claudio il docente universitario di Tecnologie dell’Educazione a Bressanone. Li affianca Elisa Meneghini, moglie di Sacha.
Una sfida che fa rumore, perché Nevio Scala seguendo il suo istinto vincente è “sceso in campo” senza lesinare sforzi, con la ferma intenzione di produrre un vino che rispecchi la sua filosofia e che riesca ad affermarsi nonostante la pianura tra i Berici e gli Euganei non sia certo Montalcino o Bolgheri. Scala, così come faceva in campo, che prima di Oriali, la vita da mediano era la sua, non ha cercato scorciatoie. Non ha ceduto alla tentazione del business facile, che oggi si chiama Prosecco. Quindi zero viti di Glera messe a dimora, in controtendenza rispetto a quello che stanno facendo tutti (anche aziende di una certa reputazione), e largo alla Garganega, uva considerata minore ma che se lavorata come si deve - in vigna e in cantina - dà dei risultati sorprendenti. Un’uva dalle origini umili che può dar vita a vini aristocratici. Inoltre Scala ha in animo di recuperare la coltivazione di quattro vitigni scomparsi dal territorio dei Colli Euganei, ovvero la Recantina, la Corbinona, la Turchetta e la Pataresca. Presto andranno a dimora anche barbatelle di Merlot, Cabernet Franc, Moscato giallo e Malvasia Istriana. La vinificazione per ora viene fatta nella cantina di Stefano Menti a Gambellara, ma è già pronto il progetto (curato dal figlio Sacha e dall’Arketipo Studio) per la sua cantina che sarà ricavata dalla ristrutturazione di una vecchia fattoria con barchessa, stalla e fienile situata nella sua proprietà. Una cantina con sala degustazione e laboratorio di analisi che diventerà il fiore all’occhiello dell’azienda agricola Nevio Scala. Il giovane enologo che affianca l’ex allenatore e i suoi figli in questa appassionante avventura è un veronese, Stefano Peroni. A Scala piace anche per l’entusiasmo che ci mette e per l’originalità delle scelte che propone, sposando in pieno la filosofia aziendale che è basata sul rispetto dei terreni.
Nevio Scala ha accettato la sfida di diventare un “vigneron” perché si sente intimamente legato alla terra. Lo è stato anche negli anni dei successi internazionali e dei titoloni in prima pagina nei quotidiani sportivi. «Da quando mi sto dedicando alla vite secondo i crismi dell’agricoltura biologica, puntando a produrre solo vini naturali – confessa Scala – anche la mia terra mi sembra cambiata. Rispettandola mi sembra più viva. Persino quando la prendo in mano… E’ meno arida, più ricca, sono persino tornati i lombrichi, come una volta. Senza chimica è meglio, per la terra e per noi».
Alla vite l’ex allenatore ha dedicato finora una decina di ettari degli oltre cento della sua tenuta, quella messa insieme con i proventi di una vita nel mondo del pallone. Altro che gli investimenti anonimi e rischiosi in marmo nero del Perù fatti da altri ex campioni. Scala è tornato alla terra perché vestire i panni di Cincinnato è nelle sue corde. La terra l’ha sempre amata. «Quando tornavo dalle trasferte all’estero – racconta – il mio relax era quello di mettermi un paio d’ore alla guida del trattore per aiutare mio fratello Giorgio che l’agricoltore ha sempre continuato a farlo».
Prima di passare con convinzione al vino Scala produceva soprattutto tabacco (continuerà a farlo), barbabietole e cereali. Sul vicino Monte Lozzo invece coltiva olivi da cui ricava dell’ottimo olio extravergine Dop. E’ tornato a coltivare anche la canapa, un tempo oro del territorio. I terreni utilizzati sono tutti in avanzata conversione biologica.
Per ora sono tre i vini della gamma: Dilétto, Gargànte e Còntame. Saranno presentati nei prossimi giorni a VinNatur, la rassegna dei vini naturali che si terrà dal 14 al 16 aprile a Villa Favorita di Sarego.
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