Niente letti in reparto: dopo l’operazione la barella va in bagno

La malasanità nell’Usl 17: ventenne operata in day hospital finisce a smaltire l’anestesia fra lavandino e piatto doccia
Monselice, 01.07.2014 La giovane Veronica Rizzo ricoverata in un bagno del reparto di chirurgia dell'ospedale per mancanza di posti letto ph. Zangirolami
Monselice, 01.07.2014 La giovane Veronica Rizzo ricoverata in un bagno del reparto di chirurgia dell'ospedale per mancanza di posti letto ph. Zangirolami

MONSELICE. Viene operata in day hospital, ma non c’è un letto disponibile per lei: finisce su una barella nel locale del bagno assistito. È successo ieri pomeriggio, all’ospedale di Monselice, a Veronica Rizzo, una ventenne di Conselve che si è dovuta sottoporre a un intervento chirurgico programmato. «Siamo arrivati verso le 7 del mattino per l’intervento in day hospital» racconta il padre della ragazza, Sante Rizzo. «Ci hanno mandato in Chirurgia, abbiamo aspettato, verso le 8.30-9 sono venuti a dirci che al momento non c’era un posto letto in reparto, dovevamo aspettare, tanto era l’ultima in lista per l’intervento.

Verso mezzogiorno si è liberato un posto in Ortopedia, l’hanno messa nel letto, all’una l’hanno portata su per l’intervento, alle due è ritornata giù, sempre in Ortopedia». Fin qui niente di così eclatante, ma i problemi sono arrivati quando al reparto di Ortopedia si è reso necessario liberare il letto dove sostava Veronica, in attesa di smaltire i postumi dell’anestesia. «Verso le 4 e mezza del pomeriggio serviva il letto in Ortopedia perché arrivava un paziente dalla Rianimazione» spiega ancora il papà. «L’hanno caricata su una barella e l’hanno portata qui nel bagno assistito». Si tratta di un locale, dalle dimensioni ridotte, che ospita una vasca da bagno, una doccia, un lavabo e varia strumentazione. Un macchinario è stato spostato all’esterno della stanza, per consentire di posizionare la barella, che occupa quasi tutto lo spazio rimasto libero: ci sta una sedia in fianco e basta.

La giovane paziente è dovuta restarci per alcune ore, finché non ha recuperato la mobilità delle gambe dopo l’anestesia. Regolarmente assistita dagli infermieri, ma comunque costretta nello spazio angusto di un locale bagno e al caldo. «Ho detto agli infermieri che non trovavo giusto che mia figlia andasse a finire in un bagno dopo l’intervento» continua il papà «mi hanno risposto che erano dispiaciuti, ma posto non ce n’era. Ero andato all’Urp ma l’ho trovato chiuso: è aperto solo al mattino».

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