Nikolajevka, sfila l’orgoglio alpino
CITTADELLA. Vento e pioggia gelida non hanno fermato alpini e istituzioni che ieri hanno celebrato in centro a Cittadella il 75° anniversario della battaglia di Nikolajewka. Una commemorazione che si è sviluppata anche nei giorni precedenti e non solo con il momento più ufficiale: tra venerdì e sabato gli studenti delle scuole medie hanno potuto ascoltare il racconto dei reduci del secondo conflitto mondiale e poi, nella serata di sabato, è stato possibile ascoltare il concerto di Cante Alpine nella chiesa del Torresin con i cori Improvviso di Rosà, Rondinella di Sesto San Giovanni e il coro Ana di Cittadella. Le penne nere ieri hanno sfilato per poi riunirsi in duomo, dove don Luca Moretti ha intrecciato la battaglia con il Vangelo del digiuno di Gesù nel deserto: «Il deserto può essere di sabbia, ma anche di neve. A più 40 o a meno 40 gradi, come in Russia. Mi ha colpito la testimonianza di un reduce: con la neve non ti orienti, per fortuna avevamo una bussola. Ce la posso fare? Se lo chiede Gesù, se lo chiedono coppie, genitori, autorità che devono gestire la cosa pubblica, se lo chiede chi entra nel deserto della malattia. Ce la possiamo fare, oggi, a vivere la pace?», ha detto l'arciprete, «Oggi siamo qui a pregare per tutte le vittime di guerre e di violenze da cui non sempre abbiamo imparato la lezione». Oltre ai vertici locali e nazionali dell’associazione nazionale Alpini, alla memoria hanno preso parte anche i sindaci Luca Pierobon (Cittadella), Renato Roberto Miatello (San Giorgio in Bosco), Cristian Andretta (Tombolo), Lorenzo Piotto (Fontaniva) e Stefano Bonaldo (Galliera). Insieme per tenere viva la memoria dell’episodio bellico che sancì la fine della sfortunata campagna italiana in Russia.
Il 26 gennaio 1943, dopo la caduta del fronte sul Don, gli Alpini della Divisione «Tridentina» erano fermi dinanzi a Nikolajewka, un anonimo villaggio russo: l’ultimo ostacolo sulla via del ritorno in patria. Quando venne il momento, il loro comandante, il generale Luigi Reverberi, salito sull’ultimo mezzo corazzato tedesco che ancora funzionava, gridò per tre volte ai suoi uomini «Tridentina avanti!». Alla fine i sovietici allentarono la presa e si ritirano. La strada per l’Italia era aperta.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova