«Noi aggrediti», ma è bufera sul centro sociale Pedro

I no global a Palazzo Moroni: «Ci siamo difesi, sbagliato far sfilare Forza nuova, per fortuna in Comune c’è aria nuova»

PADOVA. «Siamo stati aggrediti, altro che guerriglia urbana. Avevamo solo scudi per difenderci non molotov». Il centro sociale Pedro “entra” a Palazzo Moroni e scoppia la bufera.

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Per le parole di Marco Sirotti, nuovo portavoce della struttura occupata di via Ticino. Ma anche per il fatto che le accuse, in particolare quelle alla Questura («Hanno preso accordi sottobanco con Forza Nuova»), sono pronunciate a favor di telecamera dalla sala gruppi di Palazzo Moroni, prenotata appositamente dal consigliere comunale di Coalizione civica Roberto Marinello (assente però alla conferenza stampa).

Il Pedro non è tenero neppure con la nuova amministrazione: «Se la Questura ha potuto concedere a Forza Nuova quei centimetri di suolo, che poi sono gocce di legittimazione politica, è anche perché non c’è stato un pronunciamento forte dei presidi politici della città, cioè sindaco, vicesindaco e assessori. Giordani e Lorenzoni avrebbero dovuto muoversi in maniera più pesante». Anche se poi chiariscono: «Qualcosa però è cambiato, questa è un’amministrazione con cui può esserci una dialettica, a volte conflittuale altre volte no».

La versione del Pedro è quella di uno scontro di pochi minuti in cui lunedì sera sono rimasti sulla difensiva: «Si è parlato di furgone attrezzato per la guerriglia e di movimenti para-militari: ma che film avete visto? – attacca Sirotti – C’erano solo pannelli di protezione per parare i colpi dei manganelli. Non c’erano strumenti atti a offendere. C’era un attrezzatura difensiva, non un armamentario».

E le “bombe carta” che hanno ferito un poliziotto, lacerandogli la divisa e la schiena? «Erano fumogeni che sono stati lanciati come strumento di difesa quando siamo stati caricati dalla polizia con forza, violenza e con l’evidente volontà di colpire singoli».

Per i militanti del centro sociale c’è un altro dato politico su cui focalizzarsi in una narrazione che «va rovesciata»: «È inaccettabile che a Padova sfili Forza Nuova. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga sul tema dello “ius soli”, perché la prassi che costoro invocano è la morte per affogamento nel Mediterraneo. Bisogna capire che c’era una indisponibilità totale di molti di coloro che erano lunedì sera in piazza Insurrezione a sopportare un corteo di neofascisti in città».

Parole dure, che assumono però ancora più consistenza perché pronunciate dall’interno della casa comunale. Una situazione che ha provocato più di qualche mal di pancia nella stessa maggioranza, oltre a quelli preannunciati e prevedibili dell’opposizione. Soprattutto assessori e consiglieri vicini più alle posizioni del vicesindaco Lorenzoni. Più esplicito è stato invece l’ex sindaco Flavio Zanonato: «Aggressione? Una balla stratosferica, hanno lanciato bombe carta. E poi solo le autorità possono vietare per comprovati motivi di sicurezza le manifestazioni. Il Pedro non ha questa facoltà. Purtroppo vedo profilarsi una brutta deriva».

Ma il segnale politico che la porta d’ingresso a Palazzo Moroni rimane aperta lo dà proprio Sirotti: «La nostra presenza nella casa comunale dimostra come con la nuova amministrazione, che noi vediamo come una fase nuova e positiva dopo l’oscurantismo di Bitonci, una dialettica c’è. Ora ci si può parlare e aprire un confronto con le forze sociali. Potrà essere anche una dialettica conflittuale, ma almeno c’è».

Polemiche inevitabili. Opposizione (Bitonci in primis) all’attacco. Maggioranza traballante e con molti dubbiosi. Il dibattito finirà in consiglio comunale e potrebbe non essere indolore per un’amministrazione che rischia di concludere la «luna di miele» con la città ancor prima di iniziarla.

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