«Non ho fatto sparire mia moglie Da dieci giorni non mi do pace»

L’intervista
Nicola Cesaro
«C’è chi dice che sono stato io a far sparire Samira? Ma perché? Come si può dire una cosa così cattiva? Io amo mia moglie e da dieci giorni non mi do pace». Mohamed Barbri non ha più parole: quanto doveva dire, lo ha riferito a più riprese ai carabinieri della Compagnia di Este che da giorni lo interrogano sulla scomparsa della moglie Samira. In questi giorni il marocchino ha chiesto un permesso dal lavoro e si dedica notte e giorno alla figlioletta di quattro anni, ancora ignara della sparizione della madre. Barbri parla difficilmente italiano e quanto dichiarato in questa intervista è frutto della traduzione del vicino di casa, connazionale che abita nella stessa bifamiliare di Mohamed e Samira.
Signor Barbri, cosa ha raccontato alla sua bambina?
«Lei non sa nulla. Mi ha chiesto dove è mamma e io le ho detto che è via per lavoro e che sarà assente ancora per qualche giorno. Non è la prima volta che Samira resta lontana da casa per lavoro: fortunatamente ha creduto alla mia storia».
Samira è sparita da lunedì 21 ottobre: quando ha parlato con lei l’ultima volta?
«Siamo rimasti insieme per tutta la domenica. Samira mi ha anticipato che il lunedì avrebbe cominciato un nuovo lavoro: “Se mi trovo bene, ci resto per tutto il giorno”, mi aveva detto. È per questo che poi, lunedì, non mi sono preoccupato per la sua assenza. Non sarebbe stata la prima volta che stava lontana senza preavviso, sempre per motivi di lavoro».
Ci racconti di quel lunedì in cui Samira è sparita.
«Samira ha portato la nostra bimba a scuola. Io sarei dovuto andare a prenderla a mezzogiorno, come sempre. Ho terminato il turno – lavoro a pochi metri da casa nostra - e così ho fatto. Tornato a casa, lei non c’era. Pensavo che Samira fosse al lavoro: facendo la badante, mi aspettavo che tornasse la sera, o addirittura il giorno dopo».
Quando si è reso conto che Samira era sparita?
«Già nel tardo pomeriggio ho cominciato a ricevere molte chiamate dalla famiglia di Samira. Io e mia moglie abbiamo una deviazione di chiamata reciproca: quando il suo cellulare è spento, le chiamate arrivano a me e viceversa. Il suo telefono ha smesso di funzionare già lunedì e così le chiamate di mamma e zio sono arrivate al mio telefono».
Quando ha denunciato la scomparsa ai carabinieri?
«Sono andato in caserma a Boara Pisani lunedì sera, ma era chiusa. Sono ritornato martedì mattina».
L’altro ieri, il Ris di Parma ha compiuto lunghi rilievi nella vostra abitazione e ha pure “sequestrato” per una giornata la sua Citroen Picasso. Per quale motivo?
«Qualche giorno fa ho trasportato nel baule una capra. Poi l’ho ammazzata qui dietro a casa. I carabinieri devono aver trovato delle tracce nel baule, lasciate dalla capra. Sicuramente hanno trovato dei peli. Penso che per sicurezza abbiano voluto analizzare meglio le tracce trovate nella Picasso. L’auto, però, mi è stata riportata indietro dopo poche ore».
E perché hanno addirittura scavato nel cortile e nei dintorni di casa?
«Anche qui c’entra la capra. L’ho ammazzata e il sangue deve essere finito nel terreno. Forse hanno pensato che fosse sangue di Samira».
Tra le tante ipotesi legate alla scomparsa di Samira, qualcuno ha parlato anche di un suo possibile coinvolgimento.
«Ma come si fa a dire una cosa tanto cattiva? Io amo mia moglie e lei è una donna speciale. Come posso volere il male di mia moglie? Ci conosciamo da otto anni – ci siamo conosciuti in Italia - e viviamo insieme da otto anni: lei è sempre stata una brava moglie e si è sempre data da fare. Non le farei mai del male. E poi ho molta fiducia di lei: come ho già spiegato, non mi sono preoccupato quel lunedì, proprio perché lei poteva stare lontana da casa anche senza spiegazioni. Ha sempre fatto ogni cosa per il bene della famiglia».
Secondo lei, cos’è successo a sua moglie?
«Ve lo giuro: non ne ho idea. Su una cosa sono sicuro: lei non si è allontanata volontariamente. Samira non avrebbe mai lasciato da sola nostra figlia». —
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