«Non sbagliare mai è l’errore più grande Perdere non piace ma fa parte della vita»

il personaggio
«Non sbagliare è l’errore più grande». Andrea Zorzi, il campionissimo della pallavolo anni Novanta, ha regalato al pubblico di Trebaseleghe una lezione sulla cultura della sconfitta. Invitato dal sindaco Lorenzo Zanon, insieme al campione del mondo di ciclismo Alessandro Ballan, per premiare le eccellenze del Comune che si sono distinte in vari campi, Zorzi ha preso tutti in contropiede, parlando a cuore aperto di cosa significhi perdere nello sport, ma soprattutto nella vita. Cinquantaquattro anni a luglio, nato a Noale ma originario di Torreselle di Piombino Dese, Zorzi con la nazionale e con i club ha vinto tutti i più prestigiosi titoli della pallavolo mondiale, «tranne l’oro olimpico». Per la «generazione di fenomeni» come vennero ribattezzati i componenti dello squadrone azzurro che vinceva mondiali, Word League e titoli a raffica, allenati da Julio Velasco, la sconfitta ai Giochi di Atlanta, il 4 agosto del 1996 per 2-3 contro l’Olanda, restò una “macchia” sulla carriera.
« Quando sono a casa, tra i tanti trofei, guardo quella medaglia d’argento che all’inizio mi dava tanto dolore sportivo. Poi però è diventata un grande regalo perché ci evitò il rischio di sentirci onnipotenti. La gente poi, non ci ha mai rinfacciato di non aver vinto l’oro perché sapeva che avevamo dato tutto». Zorzi ha ricordato al pubblico che gremiva il palasport i suoi inizi. «Ero proprio qui a Trebaseleghe in palestra, a 16 anni e mai una partita di pallavolo alle spalle. Stavo palleggiando contro il muro e l’allenatore mi chiamò per giocare perché mancava uno del sestetto ma mi disse: te zoghi ti ma, me racomando, no sta mai tocare el baeon».
Da quel giorno, da quella scarsa fiducia e dai primi palloni spediti sul soffitto, a Trebaseleghe, iniziò la carriera sfolgorante di “Zorro”, idolo di una generazione di pallavolisti ed atleti ed ancora oggi apprezzato e riconosciuto come simbolo di uno sport vero, fatto di agonismo, passione, fatica e determinazione. Intervistato da Wendy Muraro, Zorzi ha spiegato che «la sconfitta ha fatto sempre parte del mio percorso, da quelle meno pesanti fino alla finale olimpica persa ad Atlanta. Lo sport insegna a perdere e ad accettarlo, anche quando non riesci a fartene una ragione». Le parole di Zorzi, partito dalla Silvellese Volley per arrivare all’azzurro, hanno colpito i tanti ragazzi presenti ma anche i genitori, spesso ansiosi più dei figli di vederli raggiungere il massimo in ogni ambito, di essere i migliori. «Oggi non si parla più di sconfitta. Non è contemplata e anzi tutto è possibile, tutto si può e si deve ottenere. Ma non è così perché perdere non è mai bello, ma fa parte della nostra vita». Zorzi, ritiratosi a 33 anni, oggi apprezzato commentatore televisivo, ha voluto così premiare i migliori talenti di Trebaseleghe, (tra i quali un bocconiano da 110 e lode), ricordandosi anche di chi non verrà mai premiato. Un campione vero.
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