Occupazione dell’ex Vescovi verso il processo nove del Gramigna

Sette settembre 2019, l’ex Torrefazione Vescovi a Padova, all’angolo tra via Vicenza e via Volturno, diventa uno spazio in mano ai militanti del collettivo politico Gramigna, movimento di ispirazione marxista-leninista. 6 ottobre 2019 arriva la polizia: tutti fuori, stabile libero e di nuovo in mano alla proprietà. A tre mesi di distanza il pm padovano Silvia Golin chiude l’inchiesta, atto preliminare alla richiesta di un processo nei confronti di nove persone accusate di aver concorso nell’occupazione abusiva di un edificio privato (la proprieta è di Lorenzo Vescovi e Barbara Sensi). Tra gli indagati, due figure storiche del Gramigna come Davide Bortolato, 49 anni, e Andrea Scantamburlo, 46, entrambi arrestati nel febbraio 2007 nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura milanese sulla ricostituzione delle nuove Brigate rosse, anche se non è stata riconosciuta in appello e in Cassazione la matrice terroristica: il primo era stato condannato a 11 anni come leader padovano del gruppo con sedi anche a Milano e a Torino e ora è impegnato nel Comitato di lotta per la casa contro gli sfratti; il secondo ha scontato una condanna a tre anni ed è tornato a militare nel Gramigna. Nei confronti dei due è contestata anche l’aggravante della recidiva (significa che hanno alle spalle una condanna definitiva) destinata (in caso di nuova condanna) ad aumentare la pena. Gli altri coindagati sono Sara Cavallo, 26 anni di Carosino (Taranto); Alessandra Charalampidis, 25 anni coneglianese di origine con residenza a Padova; Giacomo Comandini, 26enne di Ancona; Tomas Fonseca Fernandez, 25enne di Padova; Silvia Marin, 31enne di Padova; Marcella Rasia, 33 anni di Montecchio Maggiore (Vicenza) e Michele Totta, 33enne foggiano con residenza a Padova. Qualche giorno dopo lo sgombero una marcia di protesta («Con questa occupazione volevamo dar vita ad un luogo che fosse a disposizione degli abitanti e delle loro necessità») e la promessa: «Ci organizzeremo per far capire alla città che c’è bisogno di uno spazio sociale». —
CRI.GEN.
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