Omicidio di Fontaniva, indagini sull’ultima settimana della vittima: si fa strada l’ipotesi vendetta

I carabinieri stanno visionando ore e ore di registrazioni per vedere se qualcuno lo seguisse, anche nei giorni precedenti. Sono state identificate più di trenta auto che la mattina dell’8 giugno hanno percorso via Casoni Basse

Alice Ferretti
Fatos Cenaj, 58 anni, di origine albanese, ucciso l’8 giugno con un colpo d’arma da fuoco alla testa
Fatos Cenaj, 58 anni, di origine albanese, ucciso l’8 giugno con un colpo d’arma da fuoco alla testa

I carabinieri stanno indagando indietro nel tempo, concentrandosi non solo sul momento in cui è stato esploso il colpo mortale che ha tolto la vita a Fatos Cenaj, di 58 anni, di origine albanese, ma cercando di ricostruire i giorni precedenti. Analizzano le immagini delle telecamere di videosorveglianza, non solo di via Casoni Basse, dove Fatos è stato colpito, ma anche di tutto il tragitto che percorreva ogni mattina dal centro di Fontaniva, dove viveva, fino al maneggio della fattoria Dindo, dove si occupava di piccole mansioni.

L’obiettivo è capire se qualcuno lo seguisse, se ci fosse qualche volto ricorrente o un’auto sospetta nei suoi spostamenti quotidiani.

Sono state già identificate più di trenta auto che, la mattina dell’8 giugno, poco prima del colpo che è stato poi fatale per Fatos, sono transitate per via Casoni Basse. Si tratta in gran parte di residenti, rientrati a casa dopo essere stati a messa o fuori per commissioni.

Ma tra quei veicoli potrebbe essercene stato anche uno che non aveva nulla a che fare con la vita del paese. È proprio su quella possibile eccezione che si stanno concentrando ora le indagini. Chi era in via Casoni Basse quella mattina e non ci sarebbe dovuto essere?

Questa nuova pista sposta inevitabilmente l’indagine verso l’ipotesi della vendetta. Fatos è stato ucciso con un colpo preciso alla testa, esploso da distanza ravvicinata o comunque non troppo lontana.

L’assenza del proiettile e del bossolo rende ancora impossibile stabilire con certezza che tipo di arma sia stata utilizzata, ma le modalità del delitto sembrano rafforzare l’ipotesi di un’esecuzione.

Resta comunque aperta la possibilità dell’errore, e cioè qualcuno che stava sparando tra i campi, magari per gioco o per caccia, e ha colpito Fatos per sbaglio. Anche se, al momento, gli indizi non condurrebbero verso l’ipotesi dell’incidente.

Proprio per sciogliere questo nodo, la Procura ha affidato ai Ris di Parma una perizia balistica. L’unico dato certo, per ora, è che Fatos Cenaj è morto per un colpo alla testa che ha attraversato il cranio da parte a parte. L’uomo, pensionato con alle spalle una carriera come agente penitenziario in Albania e una passione per gli animali, è stato ritrovato a bordo strada, immobile, accanto al suo triciclo.

Ogni mattina usciva di casa per raggiungere la fattoria Dindo, dove aiutava con i cavalli. Anche la mattina dell’8 giugno stava facendo lo stesso tragitto.

Le analisi dei Ris, alla luce dei primi risultati dell’autopsia, potrebbero essere decisive. L’assenza del proiettile non esclude che frammenti siano rimasti nel cranio. I segni sulla pelle e l’eventuale presenza di polvere da sparo sugli abiti potrebbero aiutare a stimare la distanza dello sparo.

Altro elemento chiave è l’assenza del bossolo: se l’arma fosse un revolver, non sarebbe anomalo, poiché la cartuccia resta nel tamburo. Ma se fosse stata usata una pistola semiautomatica, allora chi ha sparato potrebbe aver recuperato il bossolo, forse per non lasciare tracce. Questo dettaglio suggerirebbe un assassino esperto e consapevole delle tecniche investigative.

Nel frattempo, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Padova, coordinati dal pubblico ministero Maria d’Arpa, stanno continuando le indagini, sia con perlustrazioni sul territorio con metal detector, sia sentendo più di una volta familiari, amici di Fatos e residenti della zona.

Inoltre i carabinieri si stanno coordinando con le forze dell’ordine albanesi per approfondire la vita dell’uomo negli anni in cui ha vissuto in Albania. I militari hanno ascoltato in tutto una trentina di testimoni e analizzato centinaia di metri quadrati, anche con l’ausilio di droni.

Sono stati sequestrati numerosi filmati di telecamere di videosorveglianza, sia private che comunali, dai quali si spera possano emergere dettagli utili, come potrebbero essere ad esempio l’arrivo di un’auto sconosciuta, o il percorso di fuga, o movimenti sospetti.

Un testimone ha raccontato ai carabinieri di aver sentito uno sparo quella mattina. Poco dopo, due guardie pesca hanno trovato Fatos steso a terra, in via Casoni Basse. I soccorritori hanno inizialmente ipotizzato un incidente stradale, ma l’emorragia alla testa ha spinto i medici dell’ospedale di Cittadella ad approfondire la questione. Sul cranio c’erano due fori, compatibili con un colpo d’arma da fuoco entrato e uscito. Dopo tre giorni Fatos è morto e a quel punto l’indagine è diventata per omicidio.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova