Omicidio Guerra, così lo raccontano i colleghi del night club

ALBIGNASEGO. «Diceva di avere sempre un disagio interno che lo tormentava e che non riusciva a toglierselo di dosso». Ricordano così i colleghi di lavoro del Penthouse di Albignasego lo sfortunato Mauro Guerra. Il trentatreenne di Carmignano di Sant’Urbano aveva iniziato a lavorare una decina di anni fa nel noto circolo di Albignasego frequentato anche da molte persone fuori provincia. Un’attività come buttafuori del locale irta di ostacoli, che l’ha visto, come raccontano dal Penthouse, spesso in contrasto con i colleghi. Mauro Guerra aveva lavorato in modo saltuario al Penthouse, concedendosi nei dieci anni di attività delle lunghe pause. Stava a casa per lunghi periodi, ma poi si accordava per un ritorno. Era tornato al lavoro circa tre mesi fa, ma il suo ritorno era durato pochissimo, appena due giorni. Il tempo di ambientarsi e subito si era scontrato con un collega: bastava un banale screzio, una battuta fuori posto e la sua reazione era a volte eccessiva, sproporzionata.
I suoi compagni di lavoro sono rimasti attoniti dopo aver appreso la notizia della sua morte, avvenuta in modo così drammatico. Mauro era ritenuto una persona particolare, che aveva parecchi alti e bassi sotto il profilo umorale, ma comunque buona e disponibile, dall’animo sensibile. Questo suo carattere lo aveva messo anche in conflitto con qualche collega.
Mauro non si sentiva a suo agio all’interno del Penthouse, in quanto esprimeva spesso il suo disagio, facendo sovente riferimento alla religione e ai suoi valori, a suo modo dire, in contrasto con l’attività del circolo stesso. Mancava, da quel che riferiscono i colleghi, di una generale serenità interna, che gli faceva perdere ogni tanto il suo equilibrio. Mauro viene descritto come una persona buona, ma allo stesso tempo molto decisa, pronta a tutto, anche a rischiare la sua stessa vita per difendersi.
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