Omicidio Noventa, sorveglianza e sequestro dei beni per Freddy

PADOVA. Nuova e inaspettata grana per Freddy Sorgato, accusato del delitto di Isabella Noventa in concorso con la sorella Debora e l’amica veneziana Manuela Cacco. Nonostante il giudizio abbreviato in corso, mette le mani avanti il pubblico ministero Giorgio Falcone qualora l’imputato non sia condannato alla pena massima (l’ergastolo, pena che rischiano entrambi i fratelli). E, a sorpresa, presenta al Tribunale di Padova per le misure di prevenzione (presieduto dal giudice Nicoletta De Nardus) la doppia richiesta di una misura di prevenzione a carico del camionista-ballerino nonché sospetto omicida: una misura di carattere personale e l’altra di carattere patrimoniale (nei confronti dei suoi beni).
Nel primo caso il pm chiede che Freddy sia sottoposto alla sorveglianza speciale per la durata di 5 anni nel caso in cui torni in libertà dopo aver espiato un’eventuale sanzione inferiore alla pena a vita; nel secondo caso il magistrato reclama il sequestro dei beni dell’imputato, per un valore pari a 800 mila euro, finalizzato alla successiva confisca da parte dello Stato. Confisca giustificata dal fatto di evitare che, tramite la vendita, siano reimmessi nel mercato, inquinandolo, beni frutto di condotte illegali.
La sorveglianza speciale si può applicare nei confronti di soggetti considerati pericolosi anche una volta che abbiano chiuso il conto con la giustizia. E il sequestro, primo atto verso la confisca? Nel caso di Freddy – secondo il pm Falcone – le verifiche della Guardia di finanza hanno accertato che gran parte del suo patrimonio sarebbe il frutto di attività illecite svolte nell’ambito della vendita di gasolio per conto della Q8 di Santa Giustina in Colle. Il sospetto è che facesse la “cresta” sulle consegne e che vendesse combustibile “in nero”, lucrando sulle differenze.
Anzi, per gli investigatori, si tratta di una certezza in grado di spiegare la sproporzione fra i redditi ufficiali dichiarati da Sorgato e il “peso” del patrimonio accumulato, 5 appartamenti intestati alla società immobiliare Maison srl, vari conti correnti (un totale di 176 mila euro) e la villetta di Noventa in via Sabbioni (valore 400 mila euro). Un patrimonio notevole per un uomo che proviene da una famiglia non benestante. Una famiglia nella quale nessun componente (a partire da lui, autista dipendente, fino alla madre e alla sorella, entrambe colf) non godono di stipendi elevati.
Ma la difesa (gli avvocati Giuseppe Pavan e Massimo Malipiero) si è opposta. E ha sollevato un’eccezione di legittimità costituzionale, richiamandosi a una pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Quest’ultima aveva censurato il fatto che i comportamenti in grado di far scattare le misure non sono definiti e codificati dalle norme di legge, lasciando spazio a forme di inaccettabile discrezionalità. Il tribunale di Padova si è riservato: si tornerà in aula il 30 maggio.
La richiesta del pm sui beni non tocca il sequestro conservativo già concesso dal giudice Tecla Cesaro alle parti civili, messe in condizione di incassare un risarcimento, se ci sarà la condanna. Lo Stato confischerà quel che resta, solo dopo che si saranno soddisfatti i familiari della vittima.
Intanto oggi dalle 9.15, ultima parte della requisitoria del pm nel giudizio abbreviato con le richieste delle pene. Quasi certo il riconoscimento della collaborazione per Manuela Cacco che ha svelato la dinamica dell’assassinio di Isabella Noventa.
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