Osservatorio Caritas Padova: anche nelle povertà c’è una differenza di genere

Ai Centri di ascolto vicariali si rivolgono prevalentemente donne, mentre nel Centro diocesano il numero degli uomini rappresenta l’80,9% delle persone incontrate. Quasi metà degli assistiti è italiana

Progetto Housing First
Progetto Housing First

La povertà ha tanti volti, tante storie alle spalle, tante dinamiche diverse, che variano e si modificano non solo nel tempo, ma anche nello spazio. Lo sanno bene in Caritas Padova che attraverso l’Osservatorio delle povertà e delle risorse riesce a cogliere alcune sfumature che raccontano i cambiamenti della società, di un territorio, ma anche e soprattutto dei bisogni delle persone.

Anche quest’anno l’Osservatorio delle povertà e delle risorse ha fotografato la situazione leggendo e aggregando i dati che arrivano dal Centro di ascolto diocesano (a Padova in via Bonporti) e dai 37 sportelli dei Centri di ascolto vicariali, sparsi in tutto il territorio.

Analizzando i dati 2024 emergono in particolare alcuni elementi: per esempio che non si registra rispetto agli anni precedenti un incremento significativo di “persone nuove” che si rivolgono ai servizi Caritas, aumenta invece il tempo in cui le persone continuano ad accedere agli aiuti erogati da Caritas attraverso il Centro di ascolto diocesano e i Centri di ascolto vicariali. Dato questo che fa pensare a percorsi più lunghi e faticosi per emanciparsi da stati più o meno impegnativi di fragilità.

Tra “centro” e periferia si nota anche una netta differenza nella quantità degli interventi a fronte delle persone che li richiedono soprattutto per quanto riguarda la richiesta di beni e servizi materiali (20.345 interventi al Centro diocesano rispetto ai 3.196 del territorio, ma con numeri inversamente proporzionali di persone incontrate). Questa differenza è dovuta in modo particolare alla distribuzione di buoni pasto quotidiani alle persone in stato di marginalità incontrati dal Centro di ascolto diocesano. Un’altra differenza riguarda i beneficiari: ai Centri di ascolto vicariali si rivolgono prevalentemente donne, mentre nel Centro diocesano il numero degli uomini rappresenta l’80,9% delle persone incontrate.

Ma andiamo con ordine. Nel 2024 sono state complessivamente 2.682 le persone incontrate attraverso i quattro servizi diocesani (Centro di ascolto diocesano di via Bonporti, Sportello Disagio finanziario, Poliambulatorio Caritas, Accoglienze), i 37 sportelli dei Centri di ascolto vicariali distribuiti nel territorio diocesano e le 17 parrocchie che utilizzano il sistema informatico OspoWeb. Circa la metà (48%) sono persone di origine italiana, a seguire la provenienza è da Marocco (17%); Nigeria (8%); Romania (3,9%); Albania (2,2%); Tunisia (2,2%) e altre nazionalità (18,7%). Per il 46% sono donne e per il 54% uomini.

Di queste 2.682 persone, poco più della metà (1.462) si sono rivolte ai Centri di ascolto vicariali e in questo caso, prevalgono le donne (61,6% pari a 901 persone), con un’età media che si attesta nella fascia 35-64 anni, (ma non sono poche le persone anziane [16% circa]), per la maggior parte (746 persone) si tratta di cittadini italiani. Tra le persone con cittadinanza straniera prevale la provenienza dal Marocco (250), e a seguire Nigeria (95), Romania (44) e Albania (33).

In media chi si rivolge ai Centri di ascolto vicariali presenta più di un bisogno. Tra questi prevalgono necessità economiche e a seguire problematiche legate all’occupazione, alla salute, alla famiglia e alla casa.

Guardando alla città e al Centro di ascolto diocesano di via Bonporti, rivolto a persone senza dimora e in situazione di grave marginalità, le persone incontrate nel 2024 sono state 430, per lo più uomini (348, pari all’80,9%); per la metà nella fascia di età che va dai 45 ai 65 anni. In questo caso prevalgono gli stranieri (237) e tra questi la provenienza più rappresentata è il Marocco (58 persone) e a seguire Romania (25), Nigeria (23), Tunisia (19). I bisogni dei beneficiari che si rivolgono al Centro di ascolto diocesano sono in media almeno tre e in particolare troviamo quasi a “pari merito” problematiche economiche, abitative e occupazionali, ma non mancano richieste per quanto concerne la salute e i problemi familiari.

Ma i servizi Caritas hanno risposto anche alla parola “accoglienza” e nel 2024 sono state accolte 11 persone per 111 notti in strutture ricettive come alberghi e hotel per rispondere a situazioni di emergenza. A questa tipologia di risposta si aggiungono le accoglienze presso alcune parrocchie che concedono sei appartamenti in comodato gratuito a Caritas e associazione Adam ETS per progetti di accompagnamento verso l’autonomia abitativa. In particolare, nel 2024 sono state accolte 26 persone: tre nuclei familiari con sei minori e 16 persone senza dimora.

Durante l’anno sono stati attivati grazie a Caritas sette tirocini lavorativi e tre borse lavoro in laboratori protetti.

Per quanto riguarda invece il Poliambulatorio Caritas in via Duprè (zona Arcella), sono state incontrate 224 persone – prevalentemente uomini (64%) per la metà italiani (46%) – e sono sati erogati 272 interventi di ascolto e orientamento sanitario; 88 prime visite (62 oculistiche e 26 odontoiatriche); 854 interventi odontoiatrici e 53 sono stati invece gli occhiali consegnati.

Un altro servizio che offre Caritas è lo Sportello Disagio finanziario che nel 2024 ha visto rivolgersi 14 persone in situazione di fragilità economico/finanziaria; sono stati effettuati 12 colloqui di ascolto e consulenza e presentate sette richieste di finanziamento alle banche per un totale di 34mila euro.

«Se il numero di persone che si rivolgono alla Caritas è quasi invariato o in leggero aumento rispetto al 2023 – commenta il responsabile di Caritas Padova, Lorenzo Rampon – i nostri operatori notano un aumento della complessità delle storie personali e familiari che comporta un maggior investimento di tempo e di risorse per accompagnare le persone nei loro percorsi di emancipazione».

E pensando all’impegno dei tanti operatori e volontari nel territorio aggiunge: «Tutti i nostri operatori ci riportano assieme alla soddisfazione per la riuscita di alcuni percorsi di accompagnamento anche la frustrazione per tanti ostacoli burocratici che impediscono percorsi più spediti. Inoltre, riconoscono nella relazione con le persone che incontrano una possibilità di crescita personale e provano stupore nel vedere come tante storie siano portatrici di speranza per la resilienza e l’intraprendenza di coloro che le vivono in prima persona».

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