Padova: allontanato Ambrosin direttore di sala del Caffè Pedrocchi

Il direttore di sala del Caffè Pedrocchi, Gianfranco Ambrosin, è stato esonerato dal suo incarico senza una ragione specifica. Per il momento l’allontamento dallo storico stabilimento è stato comunicato verbalmente dal direttore generale Manolo Rigoni, su direttiva di Ermes Fornasier, presidente della F&De Group, la società che gestisce il Pedrocchi da quattro anni. Ambrosin, residente a Jesolo, 63 anni, un figlio, è stato allontanato il 10 novembre.
Il suo contratto, a tempo determinato, iniziato il 20 agosto 2016 e prorogato due volte, scadrà il prossimo 16 gennaio. Nel frattempo riceverà lo stipendio, appunto fino al 16 gennaio, ma non potrà mettere più piede all’interno del locale dove, ormai, era conosciuto e apprezzato da numerosi avventori con i quali aveva instaurato un rapporto di amicizia.
Gianfranco Ambrosin può vantare un robusto curriculum: ha iniziato a 16 anni a lavorare all’hotel Bellevue, a Jesolo, ha gestito il ristorante Bahia e ha avuto esperienze professionali a Cortina, New York e Tokyo. Per un lungo periodo è stato considerato il re della movida jesolana. Recentemente ha collaborato anche al progetto Libera, guidato da don Luigi Ciotti. «Ci sono rimasto malissimo», spiega. «Sono stato allontanato all’improvviso. Eppure non mi sono mai risparmiato, lavorando sodo per duemila euro al mese, che si riducevano a 1500 se si tolgono i costi per il viaggio in auto da Jesolo a Padova. Ma non finisce qua. Mi sono rivolto alla Filcams-Cgil di Venezia e a un amico legale».
E proprio l’avvocato di fiducia di Ambrosin ha confermato che probabilmente avvierà una vertenza legale, in cui citerà la controparte di non aver pagato al suo assistito il livello superiore, in cui meritava di essere inquadrato, e farà il possibile per recuperare i soldi di tutto il lavoro straordinario prestato in due anni e mezzo dal direttore di sala. Immediata la risposta dell’ad della F&De Group, Marcello Forti: «Ci dispiace per Ambrosin, ma l’azienda ha deciso di non prorogare il contratto a tempo determinato, che scadrà il 16 gennaio, nell’ambito di un già avviato processo di rinnovamento, che non prevede la sua presenza in sala». —
Felice Paduano
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