Duemila bengalesi a Padova per i documenti: traffico e proteste dei residenti
Arrivati da tutto il Veneto nel centro di preghiera all’Arcella per il ricevimento annuale del consolato. Sul posto anche il vicesindaco Andrea Micalizzi: «il Comune può collaborare per trovare un luogo migliore e limitare i disagi»

Quasi tremila bengalesi, provenienti da tutto il Veneto, ieri e l’altro ieri hanno invaso gli esterni e gli interni delcentro di preghiera di via Jacopo da Montagnana, all’Arcella, per usufruire del nuovo servizio consolare messo in piedi, per il secondo anno consecutivo, in base ad un accordo nazionale tra il Ministero dell’Interno, attraverso le singole questure locali e l’ambasciata del Bangladesh a Roma. Solo ieri erano quasi duemila e mille il giorno precedente.
Grazie a questa iniziativa i bengalesi non devono più recarsi a Milano per ritirare il nuovo passaporto, per rinnovarlo o per effettuare tutte le pratiche anagrafiche di cui hanno bisogno per il lavoro, la casa e per la scuola dei figli.
L’arrivo in massa di tremila persone in due giorni – tra cui tante mamme con i bambini in braccio o in carrozzina – ha causato le proteste dei residenti e una viabilità caotica. Situazione pesante anche all’interno del luogo di culto, dove, nonostante tanti ventilatori attivati, si moriva dal caldo, i primi a risentirne sono stati i bambini.
Tra i presenti anche i coordinatori delle comunità dei bengalesi di tutte le sette province del Veneto, tra cui quello il padovano Hossain Shakhawat e lo stesso console arrivato da Milano.
Ieri, alle 11 si sono presentati anche il vicesindaco Andrea Micalizzi, la consigliera regionale Elena Ostanel, che ben conosce le comunità bengalesi, in particolare quella tra Padova e provincia (10 mila persone in tutto, con la stragrande maggioranza che abita all’Arcella). Nonostante le proteste, sul posto non era presente nessun vigile e nessun agente della polizia.
«Ho parlato a lungo con il console arrivato da Milano – ha detto il vicesindaco – Ho preso atto di questa nuova opportunità. Ma ho anche constatato che le condizioni in cui è stato organizzato il servizio non erano buone. Troppi ammassamenti di persone con anziani, donne e bambini. Una situazione difficile per chi ha usufruito del servizio e per il vicinato. Il Comune può collaborare per trovare una collocazione più funzionale». Anche Elena Ostanel, della lista Veneto che Vogliamo, ha dimostrato di avere, con i dovuti distinguo, lo stesso pensiero di Micalizzi e si è impegnata a portare il problema in consiglio regionale.
Presente anche il medico Salim El Maoued, che è tornato su un altro problema delle comunità straniere: «Queste cose succedono perché, nonostante le tante richieste, non è stato ancora deciso a livello politico di costruire un’unica e grande moschea, dove i musulmani, sempre più numerosi, si possano ritrovare e restare uniti senza creare problemi ai vicini ed agli altri», ha osservato il medico di base palestinese con studio all’Arcella.
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