A Padova aprono gelaterie e catene, ma chiudono i negozi storici
In dodici anni perse 407 attività, si è passati da 2.172 a 1.765 esercizi. Boom in piazza Garibaldi, deserti in riviera Ponti Romani. L’Ascom: «Serve un tavolo permanente per rilanciare il settore»

Aumentano in centro le vetrine spente. Aprono nuove gelaterie, ma, di pari passo, chiudono tanti negozi di abbigliamento e anche esercizi pubblici che sembravano consolidati. Dopo Gigi Pipa, ha gettato la spugna anche il ristorantino Box in Galleria Borromeo, uno spazio commerciale aperto 30 anni fa che sarebbe dovuto diventare il nuovo polo della moda a ridosso del centro.
Invece la Galleria Borromeo, nata dalla ristrutturazione del limitrofo Palazzo Borromeo, realizzata dal noto imprenditore italo-persiano Shamouni, non è mai decollata forse perché non è stata mai accogliente ed estetizzante.
Basta fare una passeggiata al suo interno per vedere che i negozi, i bar e i ristoranti rimasti sono pochissimi. Tant’è che il negozio di calzature Cappelletto, chiuso da anni, è ancora sfitto. Tra le attività sopravvissute anche i ristoranti Napoli Centrale e So’Rivà, il cui nome s’ispira al mai dimenticato bar Sommariva, chiuso tanti anni fa in via Emanuele Filiberto, angolo via Risorgimento, dove oggi c’è Tommy Hilfiger.
Ci sono strade intere della città dove le attività commerciali con le serrande abbassate non si contano più. La via che messa peggio è riviera Ponti Romani, dove passa anche il tram, ma dove i negozi chiusi sono veramente troppi, tra cui Ortofrutta, a fianco dell’ufficio postale.
E pensare che sino alla fine degli anni ’90 era una delle strade commerciali più vive della città, in particolare ai tempi dell’associazione Borgo Altinate, guidata dai mercanti Bruno Grossardi, Manuel Orvieto e Andrea Zanella, quando furono rilanciate non solo Riviera Ponti Romani, ma anche le vie Zabarella e Altinate.
Buchi neri, poi, si sono formati anche lungo via San Fermo, che sarebbe dovuta diventare una sorta di via Montenapoleone di Padova, dove, ad esempio, nessuno intende affittare l’ex Miu Miu vicino alla fontana bassa, nella seconda parte sia di via San Francesco e di via Altinate nonostante il discreto funzionamento del centro San Gaetano.
Le uniche strade del commercio ad essere messe molto bene sono Piazza Garibaldi e le altre piazze, sotto Al Salone, dove ci sono 47 botteghe, via Cavour, il Listòn, via Roma e corso Umberto I, dove, da anni, si registra il tutto pieno, ma dove hanno già aperto numerose attività gestite dai cinesi.
«In piazza Garibaldi va tutto bene», spiega Emanuela Meneghello, contitolare con il marito Zaghetto del bar Nove, in riferimento al numero civico. «Da un po’ di anni è diventato il nuovo salotto della città, specialmente dopo che sono sbarcati intorno alla statua dell’Immacolata Concezione anche Prada, Gucci, Della Valle e Louis Vuitton. Tra poco aprirà anche la palestra Virgin Active all’ultimo piano dell’ex Rinascente. La piazza sarà ancora più animata».
Diverso e più organico il parere del presidente regionale di Ascom/Confcommercio. «Non basta il buon andamento dell’asse commerciale che va da piazza Garibaldi a Prato della Valle», osserva Patrizio Bertin.
«Devono riprendere a vivere anche le altre strade del centro. Il turismo registra un andamento positivo e in crescita. Ci sono più potenziali clienti rispetto al passato dopo che è stata approvata l’Urbs Picta.
Come mai, invece, le vetrine spente sono ancora tante? Anche se l’e-commerce avanza, il caro-affitti non arretra e il costo del lavoro è ancora alto a causa di una tassazione che resta pesante.
In città è arrivata l’ora di istituire un tavolo permanente tra Comune, Provincia, Regione, Camera di Commercio e associazioni di categoria per cercare di rilanciare il commercio a 360 gradi. Il commercio non può continuare a vivere in città solo con le grandi catene internazionali.
Tra l’altro bisogna riprendere in mano il cosiddetto District Luxury in via San Fermo e nelle vie limitrofe, che sta subendo una battuta d’arresto ormai da troppo tempo», conclude il presidente Bertin.
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