Padova. In cura per il diabete da 56 anni. «Il segreto? Fame e movimento»

Ruggero Marcellan, titolare di uno storico negozio di pesca all’Arcella, ha 66 anni. «Vado a letto a stomaco vuoto e al mattino cammino per 6 chilometri». Malati altri 51 mila padovani
Ruggero Marcellan, appassionato di pesca
Ruggero Marcellan, appassionato di pesca

PADOVA. La prima insulina l’ha fatta il 7 dicembre 1954. Aveva dieci anni. In ospedale lo stavano curando per un’altra malattia, ci rimase più di un mese. Era ricoverato nella clinica medica terza, diretta allora dal professor Patrassi. Di quei giorni ricorda che aveva sempre sete. Ruggero Marcellan, titolare di uno storico negozio di pesca sportiva all’Arcella, è entrato nel 66° anno di una vita trascorsa con un compagno che da allora non l’ha più abbandonato: il diabete mellito tipo 1.

Vita scomoda

Vita scomoda, sempre sul chi va là: gli scompensi creati dalla mancanza di insulina e le complicazioni che ne derivano possono provocare l’irreparabile. «Dopo cinquant’anni a gente come me negli Stati Uniti danno una medaglia», dice. «Qualcosa si fa anche in Italia, ne avevo parlato al centro di diabetologia di via Dei Colli. Anche al sindaco. Ma non è successo niente, si sono dimenticati di me».

Un segreto

Delusione da garista: Ruggero Marcellan ha la competizione nel sangue, nata e cresciuta con la pesca sportiva. Nel 1971 con la squadra dei “Pescatori padovani” aveva già vinto il campionato italiano acque interne. Tra gare e trofei la passione è diventata professione: il suo negozio è da sempre un covo di appassionati di questo sport. Il record dell’insulina lo deve invece alla disciplina di vita che si è imposto. E a un metodo che ha importato dagli Stati Uniti, dove vive sua figlia. Nel 2016 era andato a trovarla e si è imbattuto in un diabetico di 84 anni che da 78 viveva con l’insulina. «In internet scrivevano che la persona con più anni di insulina al mondo era un neozelandese in trattamento da 72 anni. Quell’americano ne aveva 6 in più! Ho voluto conoscerlo e mi ha raccontato il suo segreto: camminare tanto e andare a letto con fame. Da allora tutte le mattine mi alzo presto e faccio 6 chilometri di camminata veloce. Da quando ho scoperto questo sistema sono calato di 12 chili».

Il diabete

Un consiglio che può diventare utile per molti. A Padova, città e provincia, i diabetici sono 51 mila. Nel Veneto circa 350 mila. «È una malattia che colpisce il 5, 7% degli abitanti» dice la professoressa Annunziata Lapolla, che dirige il centro di diabetologia dell’ospedale ai Colli. «Il diabete di tipo 1 è quello più grave: interessa i giovani, insorge in maniera acuta, con glicemie molto alte, tanta fame, tanta sete, tanta pipì, dimagrimento. E necessita dell’insulina. Il diabete di tipo 2 insorge in maniera molto più lenta e insidiosa, di solito in età matura: se la glicemia non è molto elevata non dà sintomi particolari. Questi sono i malati non noti, che non sanno di avere il diabete. Stimiamo siano circa centomila». Pur senza sintomi, il diabete può procurare danni: «La glicemia può avere livelli che non danno sintomi ma possono dare danni a livello dei tessuti. Per questo il diabete va diagnosticato. È importante dopo i 45 anni fare lo screening, cioè la valutazione della glicemia a digiuno, soprattutto se l’interessato ha familiari con il diabete, se è in sovrappeso, se è iperteso».

Terapia

Un diabetico deve imparare a convivere con la malattia: nel caso del diabete di tipo 1 bisogna iniettare quattro volte al giorno l’insulina che il pancreas non produce, tre volte prima dei pasti e una la sera, evitando di farlo sempre nel solito posto. L’insulina è di due tipi, le dosi vanno rapportate ai livelli di glicemia rilevati quotidianamente. Per questo serve un monitoraggio continuo del glucosio, soprattutto indicato nel diabete tipo 1 e oggi consentito da apparecchiature che rilevano i livelli senza bucare. Li consegna il servizio di diabetologia istituito in tutte le Usl del Veneto dalla legge regionale 24 dell’11 novembre 2011. Il Veneto è una delle regioni che si è dotata di questo servizio, non in tutta Italia esiste. «La gestione della malattia è complessa, noi educhiamo i pazienti a farlo», spiega la professoressa Lapolla. «Collaboriamo con i medici di base, soprattutto per la prevenzione. L’insorgere del diabete di tipo 2 è strettamente correlato a cattive abitudini alimentari, a scarsa attività fisica e all’obesità, un fenomeno che vediamo in aumento anche in Italia». Ma l’ottimismo è d’obbligo: traguardi come quelli raggiunti da Ruggero Marcellan erano impensabili pochi anni fa. —


 

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