Padova, la crisi del mercato di frutta e verdura delle Piazze

PADOVA. Per la maggioranza dei 52 fruttivendoli ambulanti di Piazza delle Erbe (12 con banchi grandi e 40 con quelli piccoli) il mercato di ortofrutta più popolare e frequentato della città registra, da mesi, un calo del 30 per cento nelle vendite. La crisi è reale e si nota anche dal mancato turn over dei 6 banchi che l’estate scorsa sono stati chiusi perché non avevano rispettato i pagamenti del plateatico e dei contributi previdenziali. La situazione è peggiorata proprio in queste ultime settimane visto che sono stati chiusi altri due banchi, questa volta su base volontaria, e un terzo chiuderà prossimamente: hanno lasciato la piazza un fruttivendolo bengalese e il primo dei due banchi gestiti dalla famiglia Ravazzolo.
La piazza non rende «Per quanto ci riguarda», osserva il figlio Federico, «noi ce ne andiamo da Piazza delle Erbe perché la piazza non rende più come una volta e così abbiamo deciso di lavorare nei mercatini a chilometro zero, in collaborazione con la Coldiretti».

«Va male», sottolinea Roberto Rigon, uno dei fruttivendoli più conosciuti della piazza. «Se continua così, va a finire come aveva preannunciato Angelo Benetello, ritiratosi dalla piazza già un anno fa: in tempi brevi, saremo tutti costretti a chiudere i nostri banchi e sul perimetro di Piazza delle Erbe sarà messa una catenella, al cui interno ci saranno tanti nuovi plateatici dei bar. Non è solo questione di mobilità: la gente compra la frutta e la verdura nei supermercati di quartiere, nei discount oppure se la fa portare a casa da Amazon e dalle altre piattaforme del settore. Oppure acquista nei nuovi punti alimentari che esistono nelle periferie da pochissimi anni, ad esempio quello aperto da una famiglia straniera, in via Tiziano Aspetti dove si può comprare tutto ad appena 89 centesimi al chilo».

Troppa concorrenza Anche la decana Anna Bisacco, in piazza da 50 anni, è dello stesso avviso: «Incasso, al massimo, 50 euro al giorno, troppo poco per andare avanti. Mi è arrivato anche l’avviso dalla Confesercenti di pagare gli ultimi contributi previdenziali, ma dovrò fare debiti per pagarli prima della scadenza. La concorrenza dei supermercati, compresi quelli aperti attorno alla piazza (Pam Local, Despar e altri) è spietata, anche perché hanno tanti soldi per farsi pubblicità. O c’inventiamo qualcosa o saremo costretti a serrare bottega».
Puntare sulla qualità «È cambiato il mondo e, quindi, è cambiato anche il commercio di frutta e verdura. Per sopravvivere bisogna puntare sulla qualità e sulla professionalità», dice Dino Busatto titolare di un banco biologico.
Su qualità e professionalità insiste anche Massimo Penello che in questi giorni deve fare i conti con il caro verdura a causa del gelo che ha bloccato le coltivazioni in tutto il Sud Italia: «Siamo costretti a vendere i pomodori datterini a 6.50 euro al chilo e le zucchine a 4.50 perché già all’ingrosso i prezzi sono proibitivi. Speriamo che nei prossimi giorni torni il bel tempo e che al Mercato ortofrutticolo di Corso Stati Uniti i prezzi si abbassino. E per quanto riguarda la crisi, i miei colleghi hanno ragione ma per vendere di più bisogna offrire al cliente ciò che non trova nei supermercati». —
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