Padova, Ostellari: «La zona rossa è utile, l’Arcella ora è più vivibile ma si può fare meglio»
Lunedì prossimo scadrà dell’ordinanza del prefetto Giuseppe Forlenza. Dopo stazione e rione nord, adesso potrebbe toccare ad altri quartieri

Si può essere favorevoli o contrari, ma il 15 settembre è attesa la scadenza della zona rossa all’Arcella. Un’ordinanza che ha catalizzato le opinioni dei cittadini e della politica, destinata a far parlare anche i prossimi giorni.
Sottosegretario Andrea Ostellari (Lega), il 15 settembre la seconda fase della Zona rossa si chiude. Fermarsi qui o andare avanti?
«La scelta spetta al Cosp. Personalmente credo che la zona rossa possa ancora essere utile per la nostra città».
Lei l’Arcella la conosce bene, la vive da vicino. Dopo questi mesi di zona rossa, qual è la fotografia che si sente di restituire sul piano della sicurezza?
«La conosco perché ci vivo da tempo con la mia famiglia. Le posso assicurare che le persone che incontro, nella stragrande maggioranza dei casi, sono grate alle forze dell’ordine per la presenza costante. La situazione è migliorata? In certe zone sì, in altre credo ci sia ancora bisogno di strumenti speciali».
Quindi proroga. Ma dove? Sempre Arcella o altrove?
«Non decido io, ma Padova ha rioni che oggi affrontano problemi che fino a pochi anni fa non esistevano. È su quelli che occorrerà ragionare».
C’è chi dice che una misura del genere finisce per marchiare un quartiere come “difficile”. Non è un rischio?
«Io dico l’opposto: più controlli portano sicurezza e rivalutano le zone. L’idea dello stigma è una invenzione della sinistra padovana».
Però l’accusa non viene solo dalle opposizioni. Anche tra i cittadini qualcuno lo percepisce così.
«Guardi, in altri comuni amministrati dalla sinistra nessuno ha mai parlato di stigma. Lì i sindaci hanno accolto con favore le zone ad alto impatto. Vorrei chiederlo io a Sergio Giordani: perché a Padova no?».
I Daspo urbani e gli allontanamenti sono stati uno strumento forte. Ma bastano?
«Il decreto sicurezza è solo un primo passo. La Lega ha già pronto un pacchetto più incisivo: aumenti di pena per furti e violenza minorile, e il ritorno alla procedibilità d’ufficio per reati che la riforma Cartabia aveva depenalizzato».
Tradotto: pene più dure e più carcere.
«Esatto. Perché chi delinque deve andare in galera».
Mi permetto un off topic: a Milano è stato sgomberato il Leoncavallo. Lei ha sempre chiesto la chiusura dei centri sociali. A Padova però il Pedro, dentro la zona rossa, non è stato toccato.
«La zona rossa non serve a sgomberare i centri sociali, ma a contrastare certi reati specifici. A Milano si è trattato di restituire un immobile ai legittimi proprietari. Mi auguro che questo possa accadere anche a Padova, a prescindere dai confini della zona rossa».
Ultima battuta: il Tar della Campania ha bocciato la proroga della zona rossa a Napoli, giudicandola misura straordinaria usata per problemi ordinari. Non c’è lo stesso rischio a Padova?
«Sarei felice di dire che qui non c’è emergenza, ma purtroppo non è così. Ripeto: attendiamo i dati del Prefetto e poi chi deve decidere, deciderà».
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