Padova Sud nello stallo totale e il direttore abbandona la nave

ESTE. Fin che la barca va lasciala andare. E quando affonda, cerca una scialuppa e vattene. Dovrebbe fare più o meno così la canzone intonata da Stefano Tromboni, da qualche giorno ex direttore generale del Consorzio Padova Sud ed ex dipendente dello stesso. Il “super” tecnico da 137 mila e rotti euro l’anno - pagati con i soldi dei cittadini nella bolletta dei rifiuti - si è dimesso sia dall’incarico ad interim di direttore sia da dipendente. E del resto il Consorzio naviga in acque ogni giorno più incerte, la sua controllata Padova Tre srl peggio e la Guardia di finanza prosegue con le indagini per far luce sul buco da oltre trenta milioni di euro che si è generato sotto la gestione di Stefano Chinaglia e Simone Borile. E proprio nei giorni scorsi i finanzieri hanno messo sotto torchio Tromboni, che di Borile - presidente del Consorzio nonchè vice presidente e direttore di Padova Tre, tutto allo stesso tempo fino all’anno scorso - era l’uomo ombra. È stato Borile a “promuoverlo” da consulente a meno di trenta mila euro l’anno a “super” direttore con relativa “super” paga. Erano loro a mettere insieme i piani economico-finanziari per gli oltre 50 Comuni di Bassa padovana e Piovese, in base ai quali venivano fissate le tariffe. E sui quali si stanno concentrando i controlli delle Fiamme gialle. Perché ci sarebbero Comuni che hanno pagato più del dovuto e Comuni che invece hanno pagato meno. E ci sarebbero costi caricati nei piani che nulla o poco hanno a che fare con il servizio rifiuti.
A separare i destini di Borile e Tromboni è stato l’arrivo del nuovo presidente del Consorzio Alessandro Baldin, un anno fa. Che se tanto ha fatto per allontanare Borile da ogni incarico, a Tromboni ha invece confermato l’incarico di direttore con relativo stipendio. A dirla tutta, un “rompere” con il passato e la vecchia gestione - mantra che Baldin recita da mesi a questa parte per cercare di persuadere i sindaci della bontà del nuovo corso - a corrente alternata.
Nel frattempo tanta acqua è passata sotto i ponti. A luglio scorso Baldin ha revocato il cda di Padova Tre composto da Nicola Ferro (assessore a Merlara), Tiberio Businaro (sindaco di Carceri) e Massimo Zanardo (vice sindaco di Cartura). I tre avevano presentato un bilancio con un utile di oltre 200 mila euro. Bocciato. Al loro posto Baldin ha scelto un board di tecnici (Luca Mariotto, Carlo Daniele Tonazzo e Franco Quattromani) che - notizia ancora ufficiosa perché la presentazione all’assemblea dei sindaci non c’è stata - avrebbero invece redatto un bilancio con quasi due milioni di perdite. E poi dicono che la matematica non è un’opinione.
Il morale della favola, ma sembra più una brutta storia, è che in un anno il neo presidente Baldin che doveva dare la svolta per la rinascita di Padova Tre, non ha nemmeno chiuso un bilancio. Aveva convocato tutto baldanzoso a settembre l’assemblea dei sindaci per approvare almeno i conti del Consorzio, in attesa che fosse predisposto il nuovo bilancio di Padova Tre - ma una nutrita fronda di sindaci gli ha dato l’altolà. Sono gli stessi che nelle scorse settimane lo hanno ufficialmente diffidato poichè non ha fornito loro una serie di documenti, (fra cui la famosa relazione della società di advisor Kpmg che ha fatto le pulci ai conti di Padova Tre), per metterli in grado - così sostengono - di comprendere il bilancio.
Ma c’è un’altra cosa che Baldin non ha fatto. Mesi or sono con il cda del Consorzio aveva approvato una delibera con cui si stabiliva che i trenta milioni di costi sospesi che l’anno prima Borile & C. avevano trasferito dalla Padova Tre al Consorzio, tornassero nella società, così da liberare del pesante “fardello” i Comuni, già più volte convocati dalla Corte dei conti. Ma a distanza di mesi quella delibera è lettera morta. Come tante altre buone intenzioni.
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