Padova, buco da 2 milioni per l’accoglienza minori: tagli ai fondi Sai mettono in crisi il Comune

A Padova oggi i ragazzi soli provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea sono 136: è il numero più alto del Veneto. Il governo ha tagliato del 65% i fondi destinati al sistema di accoglienza degli stranieri con meno di 18 anni che arrivano in italia senza adulti di riferimento

Marta Randon
Buco da 2 milioni per l’accoglienza minori
Buco da 2 milioni per l’accoglienza minori

Il buco per Palazzo Moroni è di due milioni di euro. Soldi relativi al 2023-2024 che il governo dovrebbe versare nelle casse del Comune per la gestione del Sai (Sistema accoglienza e integrazione) e in generale dei minori stranieri non accompagnati (Msna), ma che, con la decisione del Ministero dell’Interno di tagliare i contributi di quasi due terzi, non c’è la certezza che arrivino. L’amministrazione anticipa le spese. Se prima riceveva 100 euro a notte per minore, il rimborso è stato di soli 35.

Di recente il ministro dell’Economia Giorgetti ha preso con Anci, (l'associazione dei Comuni), l'impegno di ripristinarli, ma per ora sono solo parole e la giunta Giordani deve fare i conti con un ammanco importante per la cura e gestione dei minori non accompagnati arrivati in città. A riguardo si è esposto il sindaco di Treviso Conti che parla di «fondi irrinunciabili» e si ritiene «fiducioso».

A Padova 136 Minori non accompagnati

A Padova oggi i minori non accompagnati provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea senza adulti di riferimento sono 136, il numero più alto del Veneto: 106 sono ospiti nei Cas, strutture straordinarie gestite dalla Prefettura, volute dal ministro Piantedosi dopo la strage di Cutro, in Calabria; i restanti 30 sono invece gestiti dal Sai del Comune. In totale i minori non accompagnati in Veneto sono 564 (108 a Venezia, 99 a Verona, 95 a Vicenza, 57 a Treviso, a Rovigo 43 e a Belluno 26). In Italia i minorenni senza un’assistenza o una rappresentanza adeguata sono quasi 16.500, la maggioranza provengono dall’Africa.

Il nostro Paese nel maggio del 1991 ha recepito la convenzione internazionale di New York del 20 novembre 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la legge Zampa sul “Divieto di respingimento alla frontiera del minore non accompagnato”, che risale al 2017, introduce la figura del tutore volontario e quindi il diritto di ogni minore di avere un adulto accanto a sé. Il decreto legislativo 142 del 2015 prevede che l’accoglienza non comporti spese o oneri a carico dei Comuni.

A livello nazionale il taglio del Fondo Sai per il 2023 e 2024 provoca un ammanco che raggiunge i 200 milioni di euro. La proiezione per il 2025 è peggiorativa. La conseguenza è che Comuni più piccoli, ad esempio Rovigo, sono stati costretti a chiudere il Sai.

Differenza tra Sai e Cas

«Il Sistema accoglienza e integrazione (Sai) per i minori stranieri non accompagnati è un supporto indispensabile a progetti d'inclusione con una qualche possibilità di successo». Lo sostengono all’unisono i presidenti delle cooperative sociali che si occupano di seguire i minori per conto dei Comuni. Il Sai è un servizio di accoglienza che va oltre il soddisfacimento dei bisogni primari, includendo supporto psicologico, sanitario e legale. Favorisce l'inserimento dei minori nella società, attraverso percorsi di studio, formazione professionale e integrazione. I Cas, invece, gestiti dalla Prefettura, sono solo luoghi di accoglienza straordinari: garantiscono cibo, vestiti, spese sanitarie, mediazione, nulla di più. —

 

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