Padova Tre, in cinque sulla graticola
Scandalo rifiuti: chieste misure per alcuni dei 15 indagati. Carcere per Borile e Chinaglia, arresti domiciliari per Tromboni

ESTE. Sono 15 gli indagati finiti nell’inchiesta su Padova Tre, (la società che gestiva il servizio dei rifiuti per la Bassa padovana e il Piovese), coordinata dal procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto e condotta dal sostituto Davide Nalin che per un anno ha indirizzato l’attività investigativa del Nucleo tributario della guardia di finanza di Padova. Nelle scorse settimane, gravata da un buco che potrebbe sfiorare i 40 milioni di euro, la società è stata dichiarata fallita.
Dal 9 maggio scorso, sono cinque i protagonisti in prima linea dell’inchiesta, quelli per i quali la Procura di Rovigo ha chiesto al gip, che le ha respinte, misure cautelari. E ora si attende la decisione sul ricorso sul quale si esprimerà il 28 novembre il Riesame di Venezia. Che tuttavia potrebbe di nuovo slittare, con lo spettro della prescrizione per molte accuse dietro l’angolo. I reati, a vario titolo contestati, sono falso, truffa, false fatturazioni e peculato. In due rischiano il carcere: Simone Borile e Stefano Chinaglia. Il primo,
deus ex machina
del “sistema Padova Tre” di cui era vice presidente e dirigente e contemporaneamente presidente del Consorzio Padova Sud che controllava la società. Una posizione di conflitto di interessi che gli avrebbe garantito la “copertura” sulle decisioni a favore o a discapito dell’una o dell’altro. Come quando, nel luglio del 2015, ha portato in assemblea del Padova Sud la delibera che ha trasferito un debito da oltre 9 milioni di euro dalla società al Consorzio, scaricandolo di fatto sui Comuni, per altro con il voto favorevole della stragrande maggioranza dei sindaci. Ma Borile ha anche un legame diretto con la coop Ecofficina, poi diventata Edeco - la “pigliatutto” dell’accoglienza profughi - di cui era amministratrice la moglie Sara Felpati (oggi presidente) e finita nell’inchiesta per sospette false fatturazioni in suo favore. Chinaglia di Padova Tre era il presidente, a fianco di Borile. Se quest’ultimo è cresciuto politicamente nelle fila di Forza Italia, consigliere comunale a Battaglia Terme e consigliere provinciale ai tempi di Vittorio Casarin (è stato anche presidente del Parco Colli), l’altro è cresciuto nella Margherita e transitato poi nel Pd. Il terzo indagato eccellente è Stefano Tromboni, ex direttore generale del Consorzio Padova Sud, che nei Comuni e con i sindaci rappresentava il braccio operativo di Borile. Era lui che andava per municipi a discutere e “ritoccare” i Piani economico finanziari sulla base dei quali erano fissate le tariffe per il servizio rifiuti. Aveva iniziato come consulente per il Bacino Padova 4 a 24 mila euro l’anno, ed è finito con oltre 200 mila euro al Padova Sud. C’è un accavallarsi di eventi che lo riguarda nei prossimi giorni: il 28 il Riesame potrebbe sancire i suoi arresti domiciliari, ma il 27 sarà protagonista dell’assemblea dei soci della Cantina sociale di Cona (Venezia) - 250 soci per 850 ettari di terreni e 15 milioni di fatturato nel 2016 - di cui è presidente da qualche mese. Tromboni è nell’unica lista che si presenta per il rinnovo del cda e la poltrona di presidente sembra l’abbia già prenotata. Poltrona su cui difficilmente potrà sedersi se il Riesame darà ragione ai pm di Rovigo.
Rischiano la misura più leggera dell’interdizione temporanea dall’esercizio di attività professionali Gaetano Battocchio e Giampaolo Mastellaro, rispettivamente ex presidente di Ecofficina Educational (diventata Edeco) e Ecofficina Servizi (chiusa), le due cooperative che collaboravano con Padova Tre e alle quali sarebbero state fatte le fatture false.
In attesa del responso del Riesame o di un nuovo rinvio che fa strada alla prescrizione - l’inchiesta su Padova Tre e Consorzio Padova Sud è in stallo, come lo sono le aspettative di giustizia che ha seminato dietro di sè lo scandalo dei rifiuti, che dopo aver succhiato milioni di euro ai cittadini della Bassa Padovana e del Piovese, ha portato al fallimento della società. Con tanti saluti ai quattrini pubblici andati in improvvidi investimenti e ai sogni di gloria di sindaci e amministratori che hanno voluto esibirsi in doti manageriali sconosciute.
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