Padova, troppe croci in via Chiesanuova. I T-red non bastano, servono gli autovelox

In questa strada trafficata ci sono ben semafori, ma il limite di 50 chilometri orari non viene rispettato
Stefano Edel
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI- PADOVA- MORTALE VIA CHIESANUOVA
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI- PADOVA- MORTALE VIA CHIESANUOVA

l’analisi

Abito in via Chiesanuova da quasi trent’anni e di croci, in questa strada lunga e trafficata che porta fuori da Padova verso Vicenza, ne ho viste purtroppo tante. Giovani e giovanissimi morti per disattenzioni fatali, imprudenze, errori di valutazione. Non importa che la maggior parte di loro viaggiasse sulle due ruote, le statistiche sono impietose e impongono l’adozione di provvedimenti concreti, non più di promesse destinate a cadere nel vuoto.

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Il problema numero uno di questo nastro d’asfalto, con due corsie per ogni carreggiata, è ridurre la velocità da parte di chi lo percorre, alla guida di un’auto, di un furgone, di un pullman o bus, di un camion, ma anche di chi si trova in sella ad una moto o ad un ciclomotore. Il limite di 50 km orari, obbligatorio per tutti in città, è un optional. Sfido chiunque a dirmi che venga rispettato, ad ogni ora del giorno. Corrono, corrono, corrono, perché la fretta è sovrana.

Ma ci sono anche i semafori, che nelle intenzioni dell’amministrazione hanno, anzi dovrebbero avere un effetto deterrente, limitativo, riduttivo dei rischi possibili ai vari incroci. Dalla rotatoria all’altezza del cimitero sino al ponticello che segna il confine con Sarmeola ne ho contati, se non sbaglio, 10. Dieci in poco più di un chilometro. Di questi due sono i famigerati T-red, piazzati all’ingresso di via Chiesanuova, provenendo da Sarmeola-Caselle, e all’intersezione con via della Biscia, che porta a Montà. Gli altri otto sono funzionali in alcuni casi all’attraversamento dei pedoni – dunque, su chiamata degli stessi – in altri a gestire la circolazione in crocevia particolarmente complicati, vedi quello davanti alla caserma Pierobon o quello per via delle Cave.

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Confesso che, pur passandoci 3-4 volte al giorno, non comprendo l’utilità del semaforo che dà su via Dini né quello di via Cesalpino, dov’è avvenuta la tragedia di mercoledì sera. Potrebbero essere eliminati e nessuno ne avvertirebbe la mancanza. Ma torniamo al punto della velocità. A parte i T-red, sul cui effettivo utilizzo di depotenziatori di incidenti ci sarebbe molto da discutere (costringono l’automobilista a frenate brusche anche quando si viaggia a 30 km/h se scatta il giallo, perché è una frazione di secondo passare poi al rosso ed essere sanzionati), non esiste alcun autovelox effettivo utile a frenare le velleità degli scatenati Hamilton al volante o Valentino Rossi sulle moto.

Ce n’è uno, per la verità, posizionato poco prima della chiesa di Santa Maria Assunta, la parrocchia del quartiere, che non va oltre la misurazione della velocità effettiva, con la scritta “rallenta” se superi, ovviamente, i 50. Poi si scopre che tale autovelox in realtà è un finto autovelox, perché rileva, sì, ma non trasmette ad alcuna centrale operativa della Polizia locale i dati segnalati agli automobilisti/motociclisti indisciplinati.

Insomma, tutti d’accordo sul fatto che via Chiesanuova sia una, se non la più pericolosa, strada di attraversamento di Padova, eppure non c’è traccia di telecamere installate per registrare effettivamente le infrazioni compiute, così come di autovelox attivati. Sulle tangenziali la “stangata” è all’ordine del giorno, qui ci si affida ai T-red, che sembrano avere più vocazione a fungere da ottimo strumento per fare cassa che non di riduzione del pericolo.

Caro sindaco Giordani ed egregio assessore Ragona, vogliamo provare a ragionare davvero su cosa fare per evitare altre morti come quella di Piergianni Cesarato? Hai voglia ad aspettare il tram... Grazie.

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