Via Belzoni a 30 all’ora, Ragona: «Andremo avanti in questa direzione»

Entra nel vivo il provvedimento dopo l’approvazione del piano urbano della mobilità sostenibile. A settembre Sofia Gambato era stata investita mentre si recava al Selvatico: da qui la necessità di accelerare gli interventi

Costanza Francesconi
Il cartello appeso davanti al liceo Selvatico dopo l’incidente della studentessa (foto Bianchi)
Il cartello appeso davanti al liceo Selvatico dopo l’incidente della studentessa (foto Bianchi)

Via Belzoni è Zona 30. Il provvedimento già varato con ordinanza comunale nelle scorse settimane, è stato ufficializzato il 17 luglio dalla relativa segnaletica installata lungo la strada. «Lo avevamo detto e lo abbiamo realizzato», dice annunciando la novità l’assessore alla mobilità, Andrea Ragona.

«Dopo l’approvazione a marzo scorso del Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile, abbiamo potuto ampliare le Zone 30 che erano state “rallentate” dal cosiddetto decreto Salvini». Padova guarda al modello bolognese di Città30 e punta così a tutelare e a far muovere in sicurezza gli utenti della strada: tutti. Tanto più dove, in presenza di scuole, l’esposizione al rischio è elevatissima.

«In questo caso si tratta di una strada dove insiste una scuola e dove transitano ogni giorno moltissimi studenti e studentesse universitari, che è stata ed è spesso purtroppo protagonista di diversi incidenti. Tutti ricordiamo la tragedia dello scorso anno costata la vita a Sofia Gambato».

L’appello alla memoria collettiva è alla mattina del 21 settembre, quando la 17enne al quarto anno di design dell’oreficeria al liceo Selvatico, è stata investita mentre attraversava via Belzoni per andare a lezione.

Il modello bolognese

«La Città30, ovvero una città dove nei quartieri e nelle aree con scuole, chiese o luoghi che attirano molte persone ci si muove a 30 all’ora, fa diminuire il numero degli incidenti e la gravità degli stessi senza incidere sui tempi di percorrenza» dice Ragona che rimanda all’efficacia dimostrata dal modello bolognese, input riverberato a Padova, al lavoro per una mobilità dolce e meno pericolosa, ancora prima del susseguirsi di incidenti stradali avvenuti via Belzoni e non solo.

Tragedie servite negli ultimi mesi da ulteriore pungolo al dibattito sulla sicurezza stradale. «Noi continuiamo nella direzione di aumentare sempre più le Zone 30 in città secondo quanto previsto dal nostro Pums. Come amministrazione», ricorda in riferimento ai fatti di cronaca nera, «avevamo già iniziato una manovra per limitare la velocità delle auto in città».

«A Padova le strade principali rimarranno a 50», precisa, «ma nei quartieri si punta a diminuire la velocità, gli incidenti e la loro gravità, senza incidere sui tempi di percorrenza». In questo percorso, l’amministrazione ha fatto sue le esigenze palesate dai residenti.

Andare a scuola in sicurezza

La giovanissima Sofia era stata centrata in pieno da una Dacia in corsa. Ricoverata in Terapia Intensiva e sottoposta a un intervento di neurochirurgia, si era spenta nella notte tra il 25 e il 26 settembre.

Appena tre giorni dopo era venuto a mancare Alessandro De Marchi, 18enne di Mestrino, coinvolto in un incidente in moto. Anche lui in viaggio verso il Marconi, la sua scuola. Sempre in via Belzoni, poco prima di mezzogiorno del 21 gennaio, un ragazzo era stato investito da un’auto mentre attraversava la strada verso il Portello, senza riportare fortunatamente ferite gravi. «Non più tardi di questa mattina (17 luglio, ndr) si è verificato un incidente, per fortuna non grave», riporta Ragona.

Abbassare il rischio di incidenti nei paraggi delle scuole è diventato il tema al centro del dibattito presto acceso sulle Zone 30. Il Gruppo consiliare del Pd e alcuni comitati cittadini avevano chiesto all’amministrazione di fare la sua parte, depositando una mozione in contrasto che strideva però con la direttiva del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che aveva posto un limite alle zone 30. E arriviamo alla novità festeggiata ieri.

I consigli di Palestro 30 e lode

Fa scuola in città l’esempio di Palestro. Parla il presidente del comitato “Palestro 30 e lode”, Davide Guerini: «Sicuramente in questo modo cresce la percezione della vivibilità del quartiere. La zona 30 è un primo importante traguardo ma perché funzioni dev’essere supportata da una ridefinizione integrale dello spazio urbano – panchine, marciapiedi più ampi, riduzione carrabilità delle strade – che renda il quartiere effettivamente più vivibile e sicuro per i pedoni» conclude.

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