“Pagherò” senza valore il giudice mette fine alla guerra dei Roncato
Non dovrà pagare nulla l’imprenditore Giovanni Roncato, 77 anni, al fratello Carlo, 75. Il giudice padovano Guido Marzella ha revocato il decreto ingiuntivo che era stato chiesto dal secondo (titolare della Ciak Roncato, baulificio con un fatturato sui 3 milioni di euro) a carico del primo, alla guida con i figli del marchio Roncato Valigeria, gigante con un fatturato tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno.
Nessun debito
Un decreto ingiuntivo che – secondo i legali di Giovanni Roncato, l’avvocato Domenico Zanon con il collega Leone Barison – si basava su una manomissione, un atto taroccato mai riconosciuto dal titolare di valigeria Roncato come autografo. Non a caso tutto è stato azzerato.
Il 28 novembre la sentenza firmata dal giudice Marzella che revoca l’obbligo di pagamento a carico di Giovanni Roncato emesso il 31 agosto 2002 dal tribunale di Cittadella, accogliendo l’opposizione dei difensori Zanon e Barison. Non solo: il fratello Carlo, che reclamava il pagamento, è stato condannato al saldo delle spese di lite, ben 14.761,67 euro oltre all’Iva.
Fratelli contro
Dopo ben 17 anni di causa è stato confermato che Giovanni Roncato nulla deve al fratello che pretendeva i soldi in forza di una “promessa di pagamento” scritta a mano su un foglio in formato A4 tipo block notes, mentre – caso strano – la data “9 settembre 1995” risultava indicata con un timbro. Giovanni ha negato di aver assunto quell’impegno nel 1995, benché la firma sia sua.
Anzi, ha sempre sostenuto di aver da tempo estinto un vecchio debito, risalente a questioni ereditarie di oltre trent’anni prima. A quel tempo, nel 1987, i due fratelli si divisero il patrimonio di famiglia, compresa l’azienda fondata dal padre Antonio. Giovanni ha sempre ammesso di aver rilasciato a Carlo una scrittura privata simile a quella al centro della causa civile. Tuttavia quell’impegno economico, allora preso in carico, era stato onorato pienamente. Lo aveva confermato nel 2002 con una dichiarazione scritta pure la madre dei fratelli, Palmira Mazzarolo, a conoscenza dei fatti. E allora? Il documento sul quale era stata fondata l’ingiunzione sarebbe stato rispolverato dal fratello, alterandone la data in modo tale da far apparire la nuova obbligazione. Viene nominato dal giudice un esperto grafologo che accerta come la data sia stata apposta con un timbro. E come il bordo superiore sinistro del foglio risulti strappato, proprio nell’angolo dove c’era la data originaria. Ecco perché il giudice ha cancellato il decreto ingiuntivo rammentando, peraltro, che un eventuale credito si prescrive in 10 anni.
Chissà che dopo anni di liti e contenziosi in un’aula di tribunale, tra fratelli sia siglata se non la tregua, magari anche la pace.—
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